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ESTRATTI RASSEGNA STAMPA 2015 – 2016

 

« In quasi due ore elettrizzanti, le notevoli doti affabulatorie di Cotto sono state accompagnate dalla voce ad alta tensione di Cristina Donà, sovente intervenuta a recitare quando una donna del rock veniva rievocata, e «Asso» Stefana che ha dato l'impressione di poter fare quel che vuole con la chitarra. Cotto ha guidato una esposizione dei “10 comandamenti” del rock, tranne il primo, impossibile da rispettare “perché - ha chiarito Cotto - il rock è religione politeista”».

Giuseppe Prosio - La Stampa / Ed Asti - 9 febbraio 2016

« Scrivere di queste storie [raccontate in Rock Bazar] porta a profonda commozione, che traspaiono dalla passione che il trio sul palco del Teatro mette nello spettacolo, potrei aggiungere altre parole, ma qualunque cosa volessi aggiungere sarebbe inadeguata a rendere il sapore che dovete assolutamente provare andando a vederlo dal vivo. »

Maurizio Donini - Tuttorock.net – 09 febbraio 2016

« Raccontato come se il protagonista, Cristina Donà e Alessandro «Asso» Stefana si trovassero in una comoda e raffinata realtà domestica, l'appuntamento è un'escursione senza frontiere nel rock. Forse nello spettacolo-concerto di Massimo Cotto non ci sarà un riferimento a tutto il variegato mondo de rock, ma le fondamenta di questa musica capace di toccare le corde giuste di almeno tre generazioni dislocate in ogni dove sono solide e rappresentate in tutte le necessarie sfaccettature. Cotto le presenta con una chiave di lettura completa, che tocca i vari repertori con la massima fedeltà. La scaletta dei brani è da mozzafiato ed è pure la somma di due addendi particolari, come 575 e 425. Due numeri corrispondenti alle storie rock prima inserite nella trasmissione radiofonica “Rock Bazar” condotta da Cotto su Virgin Radio e poi trasposte in versione cartacea in due libri, già diventati un cult, editi da Vololibero Edizioni. […] Una sintesi dei mille racconti è raccontato sul palco come se fossero i dieci comandamenti, ognuno dei quali contiene quattro storie. Al succeso fin qui raccolto da Rock Bazar hanno concorso il talento cristallino di Cristina Donà, vocalist e chitarra, che interpreta i grandi della musica con forte personalità, e il virtuosimo del chitarrista Alessandro «Asso» Stefana, già a fianco di Vinicio Capossela e fondatore della band Guano Padano. »

Giuseppe Prosio - La Stampa / Ed Asti - 7 febbraio 2016

« Sembra ci sia un intrigante fil rouge a legare il teatro e la musica in un rapporto indissolubile, per la brillante cantautrice pop rock Cristina Sapienza in arte Cristina Donà e per il noto speaker radiofonico Massimo Cotto. […] Lo spettacolo Rock Bazar sul palco del Teatro Duse di Bologna è un atlante musicale di immagini-quadro, di incontri, di dialoghi incisi nella storia della musica rock, di storie incredibili, di misteriosi scatti fotografici. Verità e leggenda si susseguono come in un flusso ipnotico di racconti mitologici che si muovono tra spiritualità e materialità, tra trascendenza paradisiaca e irrinunciabili patti col diavolo. È la “Messa” in scena del Rock dove la chiesa è il teatro, il prete è Cotto e il coro è Cristina Donà. Mentre del Dio cattolico - a parte i dieci Comandamenti - non c’è neppure l’ombra: il Rock è una religione politeista e i dieci comandamenti sembrano scritti apposta per le pietre miliari del Rock, Jimi Hendrix, John Lennon, Mick Jagger giusto per citarne alcune. […] Molti i topoi ricorrenti che ruotano intorno ai grandi del rock: il rapporto con dio vissuto come rapporto con se’ stessi, gli omicidi diretti o subiti, l’incontro con i vizi, l’abuso degli eccessi, l’incontro con la morte, il rapporto con i genitori, le circostanze inspiegabili, lo smarrimento delle identità a favore di un sogno che supera tutti gli altri: il rock diventa metonimia del dio del rock, mentre vivere per il rock diventa paradossalmente metonimia dell’autodistruzione dell’individuo. Il fascino dei racconti apre sguardi verso il mito e l’inconcluso, la volontà di farsi trascinare e cullare dalla bolla di vetro che sta intorno alla leggenda del rock si trasferisce dai racconti di Cotto a chi li ascolta. Una camaleontica e flessibile Cristina Donà con chitarra acustica alla mano interpreta brani che hanno fatto la storia come Alleluja di Leonard Cohen, Lucy in the Sky with Diamonds dei Beatles, Ring of Fire di Johnny Cash, Keep on Rockin in the Free World di Neil Young, ma ci sarebbe una sfilza di nomi. Grinta e morbidezza, voce calda e conquistatrice, riadattamenti vocali e musicali nuovi e personalizzati in maniera originale e a tratti dall’esito commovente. Di sicuro una bella sfida quella di accostare in maniera unilaterale una voce femminile dal timbro non necessariamente distinguibile, a timbri maschili vocali imponenti e insostituibili. Una sfida tuttavia superata con risultati eccellenti dalla cantautrice in questione. Rock Bazar lascia in eredità un collage mentale di nitide icone: come quella di un Jeff Buckley che si immerge nelle acque del Mississippi senza mai più tornare indietro forse coinvolto in un rito di purificazione, come quella di un John Lennon che aveva predetto la sua morte all’interno di una lunga intervista in stile vecchio stampo, come quella di Jimi Hendrix e Neil Young atterrati nell’aereoporto sbagliato a poche ore prima dell’inizio di un concerto, come quella di Syd Barret e la sua vena creativa confusa e offuscata da disturbi mentali e dall’uso di allucinogeni, come quella di Jim Morrison che supera le porte della percezione di Aldous Huxley. Rock Bazar è una lezione sulla musica rock, cioè sulla forma d’arte più immediata nei suoi effetti emozionali, leggiadra come la farfalla e pungente come un’ape per dirla con Massimo Cotto. Non si potrà mai puntarle il dito contro perché in essa la Verità si confonde continuamente con la Leggenda. »

Lavinia Morisco - Teatro.it – 5 febbraio 2016

« Storie di rock ben raccontate, grandi canzoni, poesia che corre libera per l’universo. Tutto questo è Rock Bazar, andato in scena, come in altri teatri d’Italia, al Duse di Bologna il 4 febbraio. Uno spettacolo ben costruito, con un giornalista di lungo corso, Massimo Cotto, che narra i suoi aneddoti, derivati dall’incontro diretto con tante stars, spulciati dai libri, tramandati di generazione in generazione e che vanno a comporre la grande storia della musica che amiamo. […] Cristina Donà, l’unica vera rocker che abbiamo in Italia, cuce grande musica intorno alle parole di Cotto, che racconta e racconta. […] E poi c’è musica, grande musica. La Donà è capace di essere lieve e heavy, tra sussurri e grida inanella brani da urlo come un’iniziale “Heroes”, riarrangiata con un chitarrista, Asso, che sa fatto il suo, incisivo e semplice. […] Applausi scroscianti per il trio e si chiude con Donà che canta se stessa e Patti Smith insieme, “Dancing Barefoot” e un suo brano, raccoglie un’ovazione e si va via, nella notte bolognese, con un bel carico di emozioni e la voglia, arrivati a casa, di mettere su quel disco, cercare quel libro, rivedere quel film. Ora e sempre, nei secoli dei secoli. »

Paolo Radaelli - Outne.net – 5 febbraio 2016

« La narrazione prende spunto da quanto felicemente sperimentato dallo stesso Cotto, firma di prestigio del giornalismo musicale nazionale, in tre anni di trasmissioni quotidiane su Virgin Radio. A punteggiare il suo viaggio in dieci tappe, tra il serio e il faceto, è il canto di esplicita ispirazione rock di Cristina Donà, artista lombarda di respiro cosmopolita coadiuvata nella costruzione del suono da Alessandro Stefana, per il mondo della musica alternativa nazionale semplicemente «Asso», chitarrista a lungo a fianco di Vinicio Capossela e globetrotter delle corde elettriche. Per Cotto, il formato radiofonico è il riferimento primo, per quanto il suo «Rock Bazar» si sia trasformato con successo anche in due libri. Per mostrare la ricchezza di registri, come pure le lacerazioni che si incontrano nelle vicende artistiche e personali dei grandi del pop mondiale, aneddoti tutti da ridere si alternano a drammi esistenziali, giocando su un rispetto che suona come complicità.»

Paolo Ferrari - TorinoSette – 5 febbraio 2016

« Lui, dinoccolato, alto, magro come uno stecco, portandosi appresso svariate dischi in vinile snocciola aneddoti della storia del rock tra realtà e leggende rendendone ardua la distinzione. Lei, la chitarra a tracolla, rilegge con originalità e voce estremamente duttile capolavori assoluti di David Bowie, Patty Smith, i Beatles, Johnny Cash e molti altri. Lui è il critico musicale Massimo Cotto. Lei è Cristina Donà. […] Lo spettacolo, nato dalla fortunata trasmissione radiofonica di Cotto su Virgin Radio da cui sono stati tratti due volumi dal titolo omonimo, ripercorre le storie dei protagonisti del rock. E lo fa in modo curioso. Come avverte lui dal palco, «il rock è una religione politeista», i suoi eccessi ne fanno una sorta di culto, sembrava quindi naturale scandire centinaia di racconti in dieci capitoli raggruppandoli nei dieci comandamenti biblici, narrando ogni episodio come fosse un rito religioso, mai blasfemo. Facendo divertire, commuovere, incuriosire.»

Paola Gabrielli - Corriere di Bologna – 4 febbraio 2016

« Lo spettacolo Rock Bazar colpisce subito. Non era certo difficile prevederlo, visto che questo spettacolo unisce grande musica, una buonissima capacità di racconto, aneddoti interessanti, alcuni vissuti in prima persona da Cotto, e la voce di Cristina Donà con alla chitarra un genio come Alessandro Asso Stefana. I racconti sono un po’ quelli dei suoi libri, Cotto sa di cosa parla e questo arriva subito a chi è seduto nel suggestivo teatro potentino. […] La pièce ha la capacità di non creare confini: non solo racconta il rock e i suoi protagonisti, ma lo fa con attitudine rock. Nel racconto i tempi gloriosi si intrecciano tra loro con un pizzico di presente, l’arte si attorciglia agli eccessi delle rock star, i generi si confondono tanto da arrivare a parlare del leggendario attore Antonio Petito e della sua storia, ma arriva anche un soffio di sud America che ha introdotto l’esibizione più bella ed emozionante di tutto lo spettacolo da parte di Cristina Donà, la quale ha cantato una versione indimenticabile e da trattenere per sempre nel petto di “Gracias a la Vida” di Violetta Parra. Ma non solo, nella narrazione c’è letteratura e riferimenti cinematografici e hollywoodiani; è favoloso questo rifiuto di qualsiasi integralismo filosofico - musicale o di purismo. Perfino la scelta dei brani risulta anticonformista: sarebbe stato facile creare uno spettacolo, raccontando dei semplici aneddoti ricamati attorno ai grandissimi brani del rock, ma in Rock Bazar i brani sono parte integrante del racconto. Massimo Cotto ha dimostrato un rispetto adorabile per il pubblico e per la musica rock che in quel contesto a due chitarre diventa più intimo, ma certo non meno passionale ed energico. Il salto di qualità di questo spettacolo è senza ombra di dubbio una Cristina Donà immensa ( fa anche da spalla a Cotto in alcune fasi del racconto). La sua voce è dolce, intima, ma anche aspra e fascinosa. Scava in quei brani e ne tira avidamente l’essenza per donarla al pubblico lambita e accarezzata della sua sediziosa anima. »

Francesco Altavista - Criticaeteatro.blogspot.it – 28 gennaio 2016

« Nato inizialmente come trasmissione radiofonica sulle frequenze di Virgin Radio Italy, e in seguito come libro in due volumi (di cui il secondo da poco pubblicato da Vololibero), «Rock Bazar» raccoglie aneddoti, racconti e curiosità assortite prevalentemente imperniati sugli eccessi, le follie e le stravaganze sospese tra cronaca (spesso nera) e leggende mitologiche che, fin dalla sua nascita negli anni ’50, hanno alimentato la storia del rock. L’espediente narrativo adottato da Cotto in questa trasposizione teatrale è quello di seguire la traccia dei dieci comandamenti biblici come pretesto per raccontare, in relazione a ognuno di essi, alcuni tra gli episodi più incredibili, curiosi, divertenti, tragici o anche soltanto grotteschi dell’ormai sessantennale storia del rock. Appare chiaro che partendo dalla “deificazione” delle rockstar fino ai vari “non uccidere”, “non commettere atti impuri” e “non desiderare la donna” o la “roba2 d’altri, le vicende di numerose esistenze condotte all’insegna di “sesso,droga e rock’n’roll” hanno offerto, soprattutto negli anni ’60, ’70 e ’80, una gran quantità di spunti. Il ritmo narrativo è serrato e coinvolgente e Cotto, forte di un’esperienza ultratrentennale di divulgatore rock usa sapientemente queste “storie come talismani” per trasmettere tutto l’amore e, nondimeno, la sua assoluta competenza sull’argomento: i riferimenti storici e temporali sono accuratissimi (di alcuni episodi è addirittura testimone diretto) e il racconto brilla anche per la leggerezza con cui si rievocano vicende di eroi che, soprattutto grazie alla loro musica, hanno consacrato il rock come uno dei fenomeni culturali del secolo scorso. Gli interventi della sempre scintillante Cristina Donà fungono non soltanto da contrappunto alla narrazione, ma contribuiscono a riequilibrare lo spettacolo verso l’aspetto squisitamente musicale, offrendo intense e personalissime riletture di una dozzina di brani ormai appartenenti alla collettiva. La sua voce da “incantautrice” (ben supportata dai riverberi della chitarra “spaziale” di «Asso» Stefana), rende mai agiografiche né stucchevoli le reinterpretazioni di ultraclassici dei protagonisti evocati dai racconti di Cotto (tra gli altri, Beatles, Rolling Stones, Bob Dylan, Neil Young, Who e Pink Floyd) regalando momenti di elegantissimo pathos come nella spoglia e dolente reinvenzione di “Heroes” di David Bowie, nell’immacolata “Hallelujah” di Leonard Cohen (ma è a “Jeff Buckley” che, inevitabilmente, volano pensieri, emozioni e applausi) o nell’ancora più profonda carica drammatica che sa infondere nella “The End” dei Doors di Jim Morrison. È soltanto nei bis che la Donà si concede la libertà di citare una delle sue composizioni («Stelle Buone») in coda a “Dancing Barefoot” di Patti Smith. Oggi, affinché il rock non si tramuti in materia da museo o rimanga in balìa del costante saccheggio perpetrato dai talent show, occorre anche saperlo raccontare trasmettendone la portata emotiva e il valore di testimonianza di un fenomeno e di un’epoca che hanno segnato le vite di molti: Rock Bazar riesce mirabilmente in quest’intento. »

Marco Grompi - Corriere della sera – 15 novembre 2015