A 4 anni dall’ultima replica di Chisciotte e gli invincibili, una delle nostre produzioni più belle, più poetiche e più fortunate (ha girato
l’Italia in lungo ed in largo nel corso di 4 stagioni, la Francia e ha toccato Canada, Spagna e Svizzera), nasce una nuova produzione, Chisciottimisti, che vede in scena la stessa compagnia -tre artisti che sono anche tre amici: Erri De Luca, Gianmaria Testa e
Gabriele Mirabassi- ma propone un contenuto totalmente rinnovato perché nuovi e diversi sono i tempi in cui viviamo. Protagonisti del racconto i molti
Chisciotte dei nostri giorni, quelli che tengono duro e che nell'apatia generale non smettono di dire: "Io non ci sto" e guardano oltre, fino all'utopia.
Siamo Chisciottimisti perché vediamo in giro molti Chisciotte all'opera. Dove altri vedono il pessimismo sanchopanzista noi riconosciamo la sagoma
ostinata e ossuta del cavaliere erratico. Esistono i Chisciotte e spronano i Ronzinante coi quali ci identifichiamo.
Ecco la rivolta per la difesa dei 600 alberi di Istanbul, ecco la misteriosa formula dell'acqua, ecco la più giusta definizione di ciò che è
abbastanza.
A una tavola poco apparecchiata, una terna fraterna di affiatati amici, Testa, Mirabassi, De Luca, in ordine rigorosamente analfabetico, si dichiara
chisciottimista.
Erri De Luca
Senza “Attraverso”, il progetto speciale con Erri De Luca, Mario Brunello, Gabriele Mirabassi, Marco Paolini e Gianmaria Testa, probabilmente non
ci sarebbe mai stato “Chisciotte e gli invincibili” e senza uno spettacolo fatto per beneficenza, al Teatro Olimpico di Vicenza, con Gianmaria
Testa, Marco Paolini e Mario Brunello, probabilmente non ci sarebbe stato “Attraverso”. Questo per dire come molte cose siano legate l’una
all’altra come anelli di una collana preziosa. Questo, per dire, soprattutto, come un gruppo di amicizia e di lavoro, possa dar vita, col tempo a cose
diverse ma parenti.
Erri, uno scrittore solitario, sul palco si è trovato bene. Così dice lui. Si è trovato bene perché la compagnia era bella. E sono sempre parole sue. Al
punto che un giorno ci chiama e dice: “Ho scritto una cosa per Gianmaria e per me, una cantata a due voci”.
Così è nato Chisciotte e gli invincibili, le “due voci” sono diventate tre (con l’aggiunta di Gabriele Mirabassi), ed è restata famosa la prima
assoluta in una cucina, intorno al tavolo, chitarra, formaggio, pane e vino.
Ci siamo subito detti che era importante riuscire a portare anche in palcoscenico quello stesso clima, piccolo e intenso, della cucina. Ci siamo subito
detti che il nostro Chisciotte doveva essere una specie di omaggio ai sognatori che non si arrendono, a quelli che si fanno coinvolgere, che non sono mai
spettatori passivi di ciò che accade, a quelli che in presenza di un torto non si voltano dall’altra parte, ma alzano la mano e dicono: “io non ci sto!”. E
così è stato.
Lo stesso clima, la stessa poesia, ma con parole e con Chisciotti differenti, tornerà in questa nuova produzione che vedrà ancora una volta insieme i tre
amici intorno allo stesso tavolo, dopo tanti anni trascorsi, nuova storia in più sulle spalle e nel cuore e rinnovata voglia di incontrarsi, raccontarsi e
raccontare.
Con uno spirito nuovo, si diceva, ma pur sempre nel nome di colui che mai si fa sbaragliare dalle sconfitte, che mai rinuncia a rialzarsi anche nei momenti
più bui e difficili e tristi; un modello quanto mai attuale dei nostri tempi.
CURRICULA ARTISTI
Erri De Luca
È nato a Napoli nel 1950 e attualmente vive a Roma. Prima di diventare scrittore, giornalista e traduttore dall'ebraico, ha fatto il muratore, l'operaio e
lo scaricatore all'aeroporto di Catania. Negli anni Settanta era un dirigente di Lotta Continua, a Roma. Dopo lo scioglimento dell'organizzazione, nel
1977, ha scelto di stare dalla 'stessa parte di allora' e diventare operaio.
La passione per i libri e per la scrittura è nata con lui, ragazzino difficile e introverso. Leggeva i libri della biblioteca del padre Aldo, un grossista
di pomodori appassionato della storia dei papi, della II Guerra Mondiale e dei campi di sterminio. E buttava giù storie di cui generalmente si sbarazzava.
L'incontro con l'ebraico antico è stato invece casuale. Un giorno mentre si stava preparando a partire per l'Africa come volontario, ha afferrato
distrattamente l'unico libro che aveva sul comodino. Era la Bibbia. Ha trovato dei racconti bellissimi che lo hanno convinto a imparare la lingua , per
capirla dall'originale.
E’ scrittore molto prolifico. Ricordiamo fra le molte opere pubblicate Non ora, non qui (1989 - il suo primo romanzo), Una nuvola come tappeto (1991), Aceto, Arcobaleno (1992) sui suoi compagni di lotta negli anni della
rabbia, Tu, mio (1998), Tre cavalli (1999), Montedidio (2001),Il contrario di uno (2003), In nome della madre (2006), Il giorno prima della felicità (2009), Il peso della farfalla (2009), E disse
(2011), Il torto del soldato (2012), La doppia vita dei numeri (2013). De Luca scrive utilizzando la
struttura del romanzo breve o racconto lungo. La sua è una lingua semplice e dura, di una semplicità ricercata e letterariamente raggiunta attraverso il
sentimento, senza ammiccamenti. Perfetta.
"Una lingua tutta scontata nel corpo, in cui i pensieri non sono che gli sforzi dei muscoli facciali e i sentimenti
l'intensità del respiro".
Ha tradotto alcuni libri dell'Antico Testamento fra i quali ricordiamo: Esodo/Nomi (1994), Giona/Iona
(1995), Kohélet/Ecclesiaste (1996), Il libro di Ruth (1999).
Ha curato per l'Avvenire una rubrica 'Voci', sistemata proprio sotto la testata del giornale cattolico. Ogni giorno, per diversi anni, ha
appuntato i suoi pensieri tratti per lo più dalle cose che gli sono capitate. Poi ha aggiunto 'in proporzione sabbatica', uno su sette, pensieri sui versi
delle sacre scritture. Poi, tutti quanti i pezzi riuniti hanno dato forma al libro Alzaia (1997). Collabora a diversi giornali (La
Repubblica, Il Corriere della Sera, Il Manifesto, Avvenire, Gli Altri) e oltre ad articoli d'opinione, scrive occasionalmente anche di montagna.
Un capitolo a parte merita la sua avventura teatrale:
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Chisciotte e gli invincibili
accanto a Gianmaria Testa e Gabriele Mirabassi, ha girato per 4 stagioni in Italia, per due in Francia (ospitato fra i vari prestigiosi teatri
anche al Bouffes du Nord di Peter Brook) ed è passato anche in Svizzera, Canada e Spagna.
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Provando in nome della madre
accanto a Simone Gandolfo e Sara Cianfriglia che ha girato in Italia per ben cinque stagioni a partire dal 2008.
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E ora questo nuovo Chisciottimisti che debutterà a fine gennaio 2014
I suoi libri preferiti sono La Montagna incantata di Thomas Mann e Don Chisciotte de la Mancha di Miguel de Cervantes.
Gianmaria Testa
Gianmaria Testa, classe 1958, è italiano, italianissimo, vive nelle Langhe in Piemonte, eppure c’è voluta la Francia per scoprirlo. Da quando ha mandato al
Festival di Recanati la sua cassetta registrata chitarra e voce, vincendone il primo premio una prima volta nel ’93 e poi di nuovo nel ’94, sono passate un
bel po’ di cose: nove dischi -Montgolfières (1995), Extra-Muros (1996), Lampo
(1999), Il valzer di un giorno (2000), Altre Latitudini (2003), Da questa parte del mare (2006), il live “SOLO – dal vivo”
(2009), Vitamia (2011) e l’ultimo il live Men at work (2013)-, più di 3000 concerti in
Francia, Italia, Germania, Austria, Belgio, Canada, Stati Uniti, Portogallo, quattro serate tutte esaurite all’Olympia e una lunga teoria di articoli
omaggianti sui principali giornali (“Le Monde” in testa).
In Italia il percorso è stato un po’ più complicato e difficile perché condotto davvero senza compromessi, con pochissime apparizioni Tv o passaggi
radiofonici e nessun tipo di pubblicità. La sua vera forza è stata ed è ancora il passaparola. Chi va ad un suo concerto non riesce a dimenticarlo:
l’emozione nasce palpabile e si divide tra tutti; Gianmaria scherza coi suoi musicisti ed è naturalmente comunicativo; i testi sono belli, sono semplici,
sono piccole poesie che parlano della vita e che vivono anche al di là della musica; e lei, la musica, insieme ad una voce che si muove tra rauche asprezze
e teneri velluti, i testi li trasporta, li puntualizza, li sottolinea.
Perché le cose cominciassero a cambiare anche in Italia c’è voluto -paradossalmente- Il Valzer di un giorno, quarto disco della sua carriera e il
primo di produzione totalmente italiana, che è forse il suo lavoro più ‘difficile’: canzoni riportate alla loro forma più nuda ed essenziale, due chitarre
e voce soltanto.
A seguito dell’uscita del disco, nella Stagione 2000/2001 Gianmaria Testa ha realizzato una tournée che l’ha portato in alcuni dei più importanti e
prestigiosi teatri italiani: dal Teatro Regio di Torino al Valle di Roma, dal Duse di Bologna, alla Pergola di Firenze, per non citarne che alcuni.
Nel marzo 2001 Il valzer di un giorno è uscito anche in Francia e nel resto d’Europa con l’etichetta Harmonia Mundi, riscontrando un unanime
consenso di critica e pubblico. Ad oggi ha superato le 200 mila copie vendute in tutta Europa.
Moltissime le collaborazioni con altri musicisti italiani del jazz e del folk: da Gabriele Mirabassi e Enzo Pietropaoli a Paolo Fresu; da Rita Marcotulli a Riccardo Tesi (col quale ha dato
vita al “Progetto Saramago”, una sorta di omaggio al grande Nobel per la letteratura); da Enrico Rava (insieme al quale ha presentato con
grande successo per Fuorivia Guarda che luna!, spettacolo dedicato alla figura di Fred Buscaglione che ha visti
protagonisti, oltre a loro, la Banda Osiris, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo) a Battista Lena per il quale ha fatto la
voce recitante e ha cantato nel suo ultimo lavoro discografico (I cosmonauti russi) dedicato alla navicella spaziale MIR, sempre prodotto
da Fuorivia.
Il 2003 è segnato dall’uscita del nuovo disco, Altre Latitudini (Harmonia Mundi / Ird),14 canzoni di amore trovato o perso per le quali hanno
suonato alcuni grandissimi musicisti (Mario Brunello, Enrico Rava, Rita Marcotulli, David Lewis, Gabriele Mirabassi, Luciano Biondini, Fausto Mesolella,
ecc.).
Da ricordare, per il 2004, due altre produzioni importanti alle quali Gianmaria ha preso parte: RossinTesta, viaggio surreale con
Paolo Rossi e Chisciotte e gli invincibili, da un testo inedito di Erri De Luca.
Il 13 ottobre 2006 è uscito DA QUESTA PARTE DEL MARE, un concept album totalmente
dedicato al tema delle migrazioni moderne, una riflessione poetica, aperta e senza demagogia sugli enormi movimenti di popoli che attraversano questi
nostri anni. Sulle ragioni, dure, del partire, sulla decisione, sofferta, di attraversare deserti e mari, sul significato di parole come “terra” o “patria”
e sul senso di sradicamento e di smarrimento che lo spostarsi porta sempre con sé. A qualsiasi latitudine. Da questa parte del mare ha ricevuto la TARGA TENCO 2007 come miglior album dell’anno.
All’inizio del 2009 è la volta del suo primo LIVE -“SOLO-dal vivo”, il titolo dell’album- frutto della registrazione di un
concerto in solo all’Auditorium di Roma.
Tra le altre produzioni uscite nel periodo ricordiamo inoltre: il DVD dello spettacolo GUARDA CHE LUNA! con Banda Osiris, Enrico
Rava, Gianmaria Testa, Stefano Bollani, Enzo Pietropaoli e Piero Ponzo (19 ottobre 2007); la riedizione di LAMPO, ormai
introvabile (novembre 2007); il DVD (versione francese) di Chisciotte e gli invincibili (Quichotte et le invincibles) con Gallimard (febbraio 2008); la partecipazione a F. – à Léo (omaggio a Léo Ferré), rilettura jazz dell’opera di Léo Ferré, da un’idea del pianista Roberto Cipelli, con, oltre a
quest’ultimo, Paolo Fresu, Gianmaria Testa, Attilio Zanchi e Philippe Garcia (marzo 2008).
Il 2011 ha segnato per Gianmaria Testa un altro momento importante dal punto di vista dell’esperienza più prettamente teatrale: ha infatti
debuttato al Teatro Carignano di Torino lo spettacolo “18 mila giorni – il pitone”, un testo di Andrea Bajani sul tema del lavoro che vede
Gianmaria protagonista insieme al pluripremiato attore Giuseppe Battiston per la regia di Alfonso Santagata. Lo spettacolo, prodotto da Fuorivia insieme
alla Fondazione Teatro Stabile Torino ha affrontato una lunga tournée in tutta Italia, da nord a sud, ed è stato poi ripreso nella stagione successiva. Nel
2011 torna sul palcoscenico con Giuseppe Battiston con lo spettacolo Italy, a raccontare di Italia, delle migrazioni nostre del
secolo scorso e di conseguenza, come in uno specchio, di quelle attuali che vedono le nostre coste punto di approdo e non più di partenza per le tante
carrette del mare. Lo fanno attraverso la poesia e le parole di Giovanni Pascoli, ma anche attraverso la musica e le canzoni dello stesso Gianmaria Testa
che al tema delle migrazioni contemporanee ha dedicato l’album “Da questa parte del mare”.
E’ uscito il 17 ottobre 2011, giorno del suo compleanno, il nuovo lavoro discografico di inediti di Gianmaria Testa. Il cd, “Vitamia”, è una sorta di bilancio di vita personale e di vita sociale e rappresenta la naturale evoluzione
dello spettacolo teatrale con teatrale con Battiston, anche se le canzoni sono state totalmente riviste e riarrangiate. Gianmaria ha compiuto da poco
18.980 giorni e ha sentito l’esigenza di guardarsi indietro e dentro, di guardare al segno che 18 mila giorni hanno lasciato sul nostro paese e sulla vita
degli italiani.
La fine del 2012 ho poi segnato l’esordio di Gianmaria nel mondo dell’editoria con la pubblicazione, presso Gallucci editore, della “Ninna Nanna dei sogni”, una canzone-favola per grandi e piccini illustrata dalle poetiche tavole di Altan. Nel maggio 2013, ha
fatto seguito l’uscita di un secondo libro-disco, sempre edito da Gallucci, ma questa volta illustrato da Marco Lorenzetti: “20 mila Leghe (in fondo al mare)”.
Ultima tappa (per ora) nell’autunno 2013, l’uscita in tutto il mondo di un nuovo disco live, Men at work, frutto di una lunga e fortunata tournée in Germania col suo quartetto: 23 canzoni che rappresentano un po’ la summa
di vent’anni di carriera e un dvd registrato live alle Ogr di Torino.
All’inizio del 2014 uscirà in Francia la versione francese della “Ninna Nanna dei sogni”: Berceuse des rêves, il titolo, con le
illustrazioni di Marina Jolivet.
Gabriele Mirabassi
Clarinettista italiano che si muove con uguale disinvoltura sia nella musica classica che nel jazz. Negli ultimi anni poi svolge una ricerca approfondita
sulla musica strumentale popolare brasiliana e sudamericana in genere. Collabora inoltre sistematicamente con artisti di ambiti eterogenei, partecipando a
progetti di teatro, danza, canzone d’autore, ecc…
Le collaborazioni quindi nel corso degli anni sono state numerosissime. Nel jazz, fra i tanti
Richard Galliano, Enrico Rava, Enrico Pieranunzi, Marc Johnson, John Taylor, Steve Swallow, Stefano Battaglia, Roberto Gatto, Rabih Abu Khalil, Edmar
Castaneda
. In Brasile: Guinga, André Mehmari, Monica Salmaso, Sergio Assad, Trio Madeira Brasil, Orquestra a Base de Sopro di Curitiba e molti
altri.
Nella musica classica: John Cage,
Mario Brunello, Andrea Lucchesini, Marco Rizzi, Orchestra Filarmonica Marchigiana, Istituzione Sinfonica Abruzzese, Orchestra d’Archi italiana, Banda
Sinfonica do Estado de Sao Paoulo, Ensemble Conductus, Orchestra Bruno Maderna
ecc… Inoltre ha collaborato in vari ambiti (teatro, canzone d’autore, danza) con, per citarne solo alcuni, Gianmaria Testa, Erri De Luca, Ivano Fossati, Sergio Cammariere, Mina, Giorgio Rossi, David Riondino, Marco Paolini.
Oltre ad essere leader del trio Canto di ebano (premiato col Premio della Critica Arrigo Polillo come “Miglior disco dell’anno
TopJazz 2008”) suona attualmente in duo con i chitarristi brasiliani Guinga e Roberto Taufic col pianista André Mehmari e col pianista Andrea Lucchesini.
Particolarmente interessato alla definizione di una poetica musicale che faccia incontrare il repertorio colto con quello popolare, presenta un programma
di opere solistiche per clarinetto e orchestra d’archi da lui appositamente commissionate.