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Chiara Buratti

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L'ULTIMO GIORNO DI SOLE


Uno spettacolo di GIORGIO FALETTI
Testi e musiche di GIORGIO FALETTI
Regia di FAUSTO BRIZZI
Direzione musicale: ANDREA MIRÒ
Aiuto alla regia e luci: Tommaso Massimo Rotella
Scenografie: Francesco Fassone
Arrangiamenti: Andrea Mirò
Produzioni Fuorivia & Orlantibor di Roberta Bellesini Faletti

 

ESTRATTI RASSEGNA STAMPA 2015

 

«È stata accolta da un’ovazione la replica di L’Ultimo giorno di sole di Giorgio Faletti che sabato ha aperto Nizza d’Autore 2015»

La stampa – 27 ottobre 2015

«“Giorgio si è dedicato a questo progetto con passione per tutto l’ultimo anno […] Lo consideriamo un regalo di Giorgio, noi non facciamo altro che consegnarlo”. […] Formata da sette monologhi e otto canzoni inedite, la pièce di cui Faletti avrebbe dovuto essere anche il regista è un “romanzo a teatro” nel quale la donna protagonista non fugge dalla fine del mondo, ma l’affronta e racconta a se stessa e agli altri chi è stata, tutte le cose che ha vissuto e quelle che ha sognato. Mentre pian piano tutto intorno a lei scompare, si interroga su chi sarà quando tutto finirà e il sole si sarà spento, cantando per esorcizzare il “buio” »

Roberto Medici - QN / La Nazione – 8 ottobre 2015

«L’ultimo giorno di sole: in scena il capolavoro di Faletti»

La Nazione – 7 ottobre 2015

«Girgio Faletti non è stato solo un grande autore per se stesso, che vestisse i panni del cabarettista, del cantautore o dello scrittore. È stato anche un grande “sarto” per altri interpreti. Lo ha dimostrato con L’ultimo giorno di sole, in cui ha deciso di “cucire” addosso a Chiara Buratti un spettacolo di teatro-canzone. Ha visto perfettamente le potenzialità dell’interprete. […] Chiara ha dimostrato di saper “indossare” qull’abito su misura oltre le migliori aspettative. Non era facile, perchè in questi casi si è sul filo del rasoio: basta un passo falso e l’operazione viene subito etichettata malamente. […] Tra i punti di forza dell’interpretazine di Chiara Buratti c’è l’aver reso completamente convincente il personaggio di Linda, […] un po’ sognatrice ma anche perfettaemente conscia della sua realtà, a contatto con personalità complesse come la transessuale Adriana o con situazioni cruciali, come “l’ultimo giorno” del titolo. C’è anche la capacità di far emergere se stessa nel personaggio, il meccanismo che da vita ad un’interpretazione, la rende viva, credibile, personale e non un puro esercizio drammaturgico. C’è allo stesso tempo la rara capacità di passare dal registro teatrale a quello musicale con stupefacente naturalezza. Anche in questo Faletti ha fatto centro: ha individuato perfettamente la tessitura vocale di Chiara, lasciandole una libertà di interpretazione di cui lei ha saputo fare tesoro, trovandosi a casa propria negli splendidi arrangiamenti di Andrea Mirò.»

Carlo Francesco Conti - La stampa – 16 luglio 2015

«Il povero astronomo l’avevano preso per visionario. Invece han preso a fuggire i topi e gli altri animali e dietro a loro bestialmente gli esseri umani cercando riparo dalla fine del mondo. Lei soltanto è ferma davanti a noi, la giovane che nel luogo della sua infanzia, partendo da un sussidiario di scuola, nel chiedersi “chi sarò” saguardare indietro, i ricordi suoi e esistenze non colte a pieno. Lei sola, in quell’amalgama di attesa presente e cammino a ritroso può distillare “un’idea di eternità”. La stessa fusione era nell’applauso che […] al Teatro Alfieri di Asti ha avvolto L’ultimo giorno di sole, monologo e canzoni scritte da Giorgio Faletti […]. Fusione di affetto e ammirazione per un testo e per musiche che, sotto la cappa dell’Apocalisse, hanno colmato la sala di vite. […] Chiara Buratti, l’attrice per la quale Faletti aveva scritto lo spettacolo, ha recitato e cantato la vita afferrata nell’ultimo tepore prima del buio: senza disperazione, con tenerezza, con lucida e calma coscienza, anticipando alle ore che precedono la fine la sincerità ormai immacolata delle lapidi di Lee Masters. […] La memoria non è un affastellarsi, è un rigenerarsi continuo, ogni ricordo germoglio d’un altro, fino a divampare nelle canzoni. […] Chiara Buratti, con la sua delicata e sferzante, ironica e talora sanguinante recitazione, con il suo canto limpido, non racconta vita, è quella vita, ricomposta e salvata. L’interminabile applauso finale, in piedi, è insieme affetto e ringraziamento per un’arte che tutti ha portato nel viaggio a ritroso, l’unico che inizia a rispondere al “chi sarò” in “un’idea di eternità”.»

Marco Neirotti - La stampa – 6 luglio 2015

«In un’ora e mezza intensa e emozionante, Chiara Buratti, nella parte di una donna che si aggira in una città minacciata da una catastrofe imminente, ha portato in scena in maniera fluida e convincente sette monologhi alternati a nove canzoni, frutto del talento di un Artista che manca tanto, e non solo alla sua città.»

LaNuovaProvincia.it - 6 luglio 2015

«Faletti, che si è sempre sentito un esordiente, che ha sempre giocato con i contrasti della vita, sembra sia riuscito ad accogliere il suo destino ancora prima di conoscerlo. Lo spettacolo parla di morte ma ti fa rimanere legato alla vita.»

La Gazzetta di Parma – 3 luglio 2015

«Non si tratta affatto di uno spettacolo triste, perché Faletti era un artista che giocava molto con i contrasti: corteggiava la malinconia per arrivare alla risata e nella morte vedeva la vita.»

Eugenio Arcidiacono - Famiglia Cristiana – 2 luglio 2015

«Sette monologhi e otto canzoni per imbastire uno spettacolo che scorre come un romanzo. […]. È una riflessione sulla vita e sul destino dell’uomo intrisa di profondo senso religioso, è una domanda sul significato dell’Eternità. […] I brani musicali della pièce […] sono ognuno diverso dall’altro: da Nemmeno un chilo, storia di una strana coppia osservata per strada, a Confessioni di un pianoforte, in cui lo strumento musicale diventa un personaggio quasi umano […]: canzoni delicate, ironiche, scanzonate, romantiche, con parole che colpiscono sempre nel segno, in un’alchimia destinata ad entrare subito in sintonia con il pubblico, nel solito stile allegro e malinconico di Faletti.»

Fulvio Fulvi - Avvenire – 30 giugno 2015

«In questi casi, legittimamente, si rimpiange sempre la morte dell’artista che ha dato vita all’opera di cui si parla. Lo si rimpiange, perché si pensa a tutto quello che sarebbe potuto essere ancora, ma non è stato possibile. Così è anche in questo caso, siamo qui a rimpiangere quello che Faletti non ci dirà più. Ma come direbbe Cacucci, in ogni caso nessun rimorso. Faletti c’è stato e si è mosso nell’arte lasciando evidenti tracce di sé. […] L’Ultimo giorno di sole è un disco da ascoltare, uno spettacolo da vedere e sentire. Un raggio di sole, verrebbe da dire, non fosse una boutade troppo banale per ricordare un artista che non si è certo risparmiato giocando di sponda. »

Michele Monina - Ilfattoquotidiano.it – 19 giugno 2015

«Nella piéce teatrale […] ogni piccolo passaggio del percorso, ogni incontro, diventano momenti pregnanti per la ricerca della protagonista. […] Lo spettacolo dà riscontro alla percezione che Giorgio aveva del mondo. Non è nulla di disperato, anche se il titolo potrebbe farlo credere. In realtà non si parla di una fine, semmai di una ripartenza. Non accade nulla, ma si dà tanta vita ai ricordi e le canzoni esorcizzano il clima di sospensione»

Ugo Bacci - L’eco di Bergamo – 18 giugno 2015

«Guardando venire la fine del mondo, vibrano brividi di vita passata e protesa a resistere e a farsi “dopo”, pervasi dall’istinto di Faletti a osservare, cogliere e mutare in ironia, caricatura, prosa, pittura, musica […] Chiara Buratti interpreta un arazzo cucito sulla sua voce e la sua recitazione, lo porge con personalità forte e profonda, a proprio per questo aliena dall’imporre»

Marco Neirotti - La Stampa – 26 maggio 2015

«“A forza di evocarla la fine del mondo è arrivata”: questo spettacolo in forma di teatro – canzone ha l’amaro sapore di un testamento. Ne è protagonista Linda, una donna normale, ex-moglie di un marito che la tradiva con la migliore amica, e a sua volta amica di un transessuale: per lei, come per tutti gli abitanti del pianeta, questo è L’ultimo giorno di sole. Tuttavia mentre tutti scappano per raggiungere l’ultimo angolo della Terra al riparo dalla sciagura interstellare, Linda resta in città ad affrontare la morte nel paese che le ha dato la vita.»

Camilla Tagliabue - Il fatto quotidiano – 17 maggio 2015

«[Faletti] aveva scelto un argomento universale come la fine del mondo: la storia dell’ultimo giorno dell’umanità raccontato da una giovane donna, che al contrario di quello che fanno gli altri, e cioè sfuggire dalla catastrofe, decide di rimanere lì, nel paese in cui è nata. Sono pezzi di vita, racconta di incontri fondamentali e dei suoi sogni, di ciò che avrebbe voluto per sé e per il futuro. Sono canzoni che sembrano esorcizzare il buio che arriverà presto o che esprimono la volontà di avvicinarsi a quel momento nel miglior modo possibile.»

Carlo Moretti - La Repubblica – 28 aprile 21015