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ESTRATTI RASSEGNA STAMPA

LA MAGLIA NERA

Luigi Malabrocca, una storia italiana
Occhi cinesi e sorriso furbo. Tanto furbo da fare del suo posto ultimo in classifica un merito. Un caso? Piuttosto una storia italiana di quelle che si consumano nel dopoguerra e orrono veloce sulle salite del giro d’Italia. Ma chi era Malabrocca “eroe al contrario”? Era un uomo che ha avuto fondamentalmente un grande intuito. Quello di capire che in un’Italia uscita dalla guerra, il popolo del ciclismo poteva appassionarsi anche a chi faceva una gran fatica, pur non arrivando. L’Italia di “Ladri di bicicletta”, forse più che celebrare l’ultimo voleva rendere merito alla capacità di trasformare la sconfitta in vittoria.
E poi c’è la matrice piemontese che accomuna autore, protagonista e musicista. “Io sono di Novara –precisa Matteo Caccia – Malabrocca di Tortona e Gianni Coscia di Alessandria”. La storia invece è universale, perché parla di un uomo. Che era anche un ciclista.
[Sabrina Busiri Vici, CORRIERE, 29-11-2006]

Il mitico ciclista che correva per arrivare ultimo è scomparso pochi giorni fa Malabrocca, la grande maglia nera ricordata al Mil dai Filodrammatici
Davanti all’enorme maglio con cui gli operai della Breda assottigliavano spesse barre di acciaio, dentro un capannone che ha raccolto il sudore del lavoro e l’ardore delle lotte, Matteo Caccia e Gianni Coscia ­ il primo voce, il secondo fisarmonica hanno richiamato, nelle imprese dei ciclisti che nel ‘46 riprendevano a pedalare per il giro d’Italia, altrettanta fatica, altrettanta gioia di tornare alla vita dopo gli orrori della Seconda guerra mondiale, altrettanto impegno nel ridare slancio a un Paese tutto da ricostruire. Gli italiani si rimboccavano le maniche, e tifavano per uno sport al
quale, per arrivar primi, occorre faticare fino allo stremo e oltre; s’infervoravano per Coppi o per Bartali; s’identificavano con chi con sudore vinceva, ma anche con chi, con lo stesso sudore, perdeva. “La maglia nera” racconta con passione, scrupolo e una gradita dose di giocosità, “gesta e ingegno” di Luigi Malabrocca, il ciclista tortonese che s’inventò il primato di arrivare ultimo e dal nulla creò, contrapposta alla maglia rosa, quella nera. Caccia e Coscia, mischiando pezzi di radiocronaca, parti narrative, articoli di giornale e squarci di intervista allo stesso Malabrocca, costruiscono uno spettacolo senza cadute di ritmo, dove voce e musica si fanno pedalata, a tratti veloci e concitate come in una volata, a tratti lente e ponderate, come sulle salite verso Pinerolo.
[Milano, FOTO EXPRESS, novembre 2006]

La Maglia Nera, prima nazionale
Uno spettacolo che prende spunto da una foto. Una foto, per giunta, non presente, semplicemente raccontata al pubblico, situata tra le tante altre della nostra memoria storica, apparentemente anonima, ma che se vista dal di dentro può diventare la Musa ispiratrice per una rappresentazione che parla delle nostre radici.
Una rappresentazione scritta e interpretata dallo stesso Matteo Caccia. Con l’entusiasmo e l’impeto di chi vuol fare innamorare il pubblico di un’esperienza e di un’emozione vissuta dal di dentro, Caccia da foggio di una prova d’attore funambolica, dove oltre a recitare, pedalare, ballare, raccontare, ci porta con sé all’interno di alcuni dialetti della nostra penisola e che vestito di bianco e di nero, ci restituisce il vissuto di un’immagine ormai sbiadita. Attraverso una recitazione che segue e che viene seguita dalla musica originale di Gianni Coscia, l’attore, durante lo spettacolo va ricostruendo i pezzi di una bici artigianale, che non sono altro che i pezzi di un puzzle che ricompongono la nostra Storia più recente ma già malauguratamente così lontana.
[Simone Gallinella,IL GIORNALE DELL’UMBRIA, 02-12-2006]

Ciclismo.
Matteo Caccia ha portato in teatro le gesta di un uomo capace di monetizzare la sconfitta. Storia e gloria di Malabrocca. Ultimo per soldi e vocazione.
Con la maglia nera riusciva a guadagnare più del suo capitano. Nel dopoguerra diventò un simbolo di riscatto. Oggi a Milano al Teatro degli Arcimboldi nasce il Giro d'Italia 2007. Domenica scorsa, a poche centinaia dimetri di distanza, con una lettura in un
piccolo teatro di Sesto San Giovanni, un attore novarese, Matteo Caccia, ha fatto rinascere il mito di Luigi Malabrocca, l'inventore della maglia nera, scomparso lo scorso ottobre. E’ stato un genio del marketing ante-litteram, dice Matteo che ha scritto e interpreta La maglia nera, Gesta e ingegno di Luigi Malabrocca (ieri la vera prima a Panicale in Umbria, il 16 dicembre tappa a Tortona, città natale di Malabrocca e a febbraio di nuovo a Milano) Quando lo definisco cosi, qualcuno del pubblico non gradisce perchè crede sia una ferita alla tradizione. Però lui ha inventato un prodotto che prima non c'era: la maglia nera. Perché lo fece? Gliel'ho chiesto al nostro primo incontro alla Barbesina, la cascina dove viveva nella campagna della Lomellina. Lui, che parlava pochissimo a causa di un cancro alle corde vocali, mi ha risposto con un gesto delle dita a indicare le banconote. Lo fece per soldi. Al Giro del 1946, il primo dopo la guerra, arrivando ultimo guadagno 60.000 lire, 10.000 in piu di Alfredo Martini. La gente gli voleva bene. Si identificava più in lui che in Coppi e Bartali perché il Paese usciva dalla guerra e Malabrocca dava coraggio, era una sorta di riscatto per tutti gli ultimi.
[Stefano Sacchi, E-POLIS, Milano 02-12-2006]

Recital su Malabrocca con i brani di Gianni Coscia
C’è anche una canzone di “Cantuma Lisòndria” tra le musiche di sottofondo del monologo “La Maglia Nera. Gesto e ingegno di Luigi Malabrocca”. La canzone s’intitola “A’m vis” ovvero “Mi ricordo”: l’autore è Gianni Coscia, che ha composto l’intera colonna sonora di questo delicato spettacolo dove si tratteggia la figura di uno sportivo molto particolare: il ciclista che correva per arrivare ultimo e che centrò l’obiettivo in due Giri d’Italia, nel ‘46 e nel ’47.
[LA STAMPA, Alessandria, 16-12-2006]