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IL PREMIO THE STAGE FOR ACTING EXCELLENCE
SILVIA GALLERANO

IN

LA MERDA

DI CRISTIAN CERESOLI

FRINGE FIRST AWARD 2012 FOR WRITING EXCELLENCE

THE STAGE AWARD 2012 FOR ACTING EXCELLENCE
ARCHES BRICK AWARD 2012  FOR EMERGING ART

TOTAL THEATRE AWARD 2012 (NOMINATION) FOR INNOVATION

PREMIO DELLA CRITICA 2012
MIGLIOR SPETTACOLO

PREMIO DEI GIORNALISTI
GIOVANI REALTA' DEL TEATRO

PREMIO DEL PUBBLICO GIOVANI REALTA' DEL TEATRO

EDINBURGH FRINGE SELL OUT SHOW 2012 and 2013

Estratti Stampa - Stagione 2013/14 – 2014/2015

LA STAMPA

“La Merda è un testo, violento e senza pietà. Colpisce come una pallottola non solo nello stomaco ma anche e soprattutto nel cervello, sviscerando paure, stordimenti, buchi esistenziali, violenze di ogni genere che albergano nell’inconscio di ogni spettatore. Ancor più se donna. Perché sul palco, nuda di una nudità tanto animale quanto formale c’è lei, la protagonista disposta a tutto pur di vincere il premio dello schermo televisivo. Lei capace di auto violentarsi e farsi violentare come pegno. […] La Merda “una parola che si dice spesso e che non si scrive mai” e che proprio in questa ragione trova un boicottaggio assurdo da parte dei media italiani. Infatti, se all’estero è un vero e proprio caso, da noi obbligatoriamente conserva una dimensione underground, sep¬pur seguitissima, proprio per il bacchettonaggio culturale di fondo che caratterizza l’immobilismo dello stivale. Eppure tutti dovrebbero vedere La Merda, sentirne l’odore acre cui ci si abitua facilmente, percepirne la disperazione e l’oltraggio al quale ci sottopone.”


Francesca Angeleribr> www.ilmanifesto.info - 06 maggio 2015

“ A Belluno Il disgusto è nudo. Ha gli occhi grandi e le labbra deformate della protagonista de La Merda. Un monologo provocatorio, non provocante di Silvia Gallerano. […] Una ragazza minuta e dolcissima fuori dal palco diventa una maschera isterica e straziante, quando si accendono due occhi di bue. Capace di essere una bambina indifesa, che sussurra delle canzoncine, ma anche una strega indemoniata, che urla tutta la sua rabbia contro chi approfitta di lei. In ogni caso, talmente sublime che ci si dimentica presto di avere davanti una donna nuda.”


Gigi Sosso
Correre delle Alpi – 20 aprile 2015

“Un racconto struggente, una denuncia esasperata dei compromessi, del maschilismo becero che domina una società insicura e bloccata; ci sono le miserie del successo televisivo, di chi lo gestisce sottoponendo a falsi provini chi spera di fare carriera; innanzi tutto ci sono le esigenze della pubblicità e del "pubblico sovrano" ormai privato del giudizio personale”


Lina Beltrame
Corriere delle Alpi – 18 aprile 2015

“La Merda, spettacolo figlio della splendida penna di Cristian Ceresoli e dell'interpretazione che stronca il fiato di Silvia Gallerano”


Il gazzettino, Ed Belluno – 18 aprile 2015

“Il mondo dello spettacolo è per Ceresoli solo un pretesto per raccontare la natura umana, esplorata nella sua cattiveria intrinseca. Al centro la storia di questa donna qualsiasi, mescolando avvenimenti e voci. Il cuore di tutto è Silvia Gallerano. Ed è eccezionale. La cosa che colpisce maggiormente è che, dopo qualche minuto di visione ovviamente spiazzante, non ci accorge più che l´attrice è sul palco completamente nuda. Sono la faccia, la voce (o meglio, le voci), le espressioni mimiche - che a volte richiamano Franca Valeri - a catalizzare l´attenzione. Mai ci si ferma a considerare la mostra che fa del corpo, tanto è alta la sua capacità di modulare le parole. Il corpo nudo è sì un elemento scenico, ma non essenziale allo svolgimento della storia. La domanda che sorge spontanea, il dubbio riguardante la potenza delle parole a dispetto della nudità dell´artista, viene spazzato via nell´ora di urla, pianti, sussurri e racconti. Non mostra nessuna via di scampo il linguaggio nudo, asciutto, essenziale di Ceresoli. Non c´è redenzione neanche per la sfrontata giovane donna, fiera dei suoi sogni, piena delle sue ambizioni. Nuda come l´Italia, che solo davanti agli applausi finali - tanti e convinti - si vestirà di verde rosso e bianco.”


Brescia Oggi – 18 aprile 2015

“Che cos’è La merda? La risposta più semplice potrebbe essere: un monologo. Il flusso di coscienza senza filtri di una giovane che tenta disperatamente di realizzare se stessa strappando una piccola parte a un provino per una pubblicità. La scintilla che innesca questa dinamica interiore pone sin da subito il fuoco su un esemplare umano solo superficialmente grottesco: è condividendo il viaggio interiore di questa femmina determinata e sola che si giunge al punto, alla presa di coscienza di quanto vuoto e crudele sia lo scenario davanti al quale muove le labbra, agita il corpo, prorompe in urla viscerali. Lei è noi. Lei è figlia di una società vuota, priva di direzione, di scopo, di valori. Lei è l’ultimo disperato tentativo dell’Uomo di riconquistare la propria perduta umanità. Silvia Gallerano maneggia con estrema dedizione un testo che è sublime nella partitura e lacerante nel narrato. Non c’è calo di tono, né una sola scelta semplice nelle parole scolpite da Ceresoli in quello che è a tutti gli effetti manifesto di una generazione. Ogni frase è frutto di minuziose scelte lessicali, ogni passaggio un lento scivolare nel gorgo della follia che avvolge con le proprie spire la protagonista senza nome e chiunque abbia la fortuna di vederla sul palco. […] La Merda è necessaria, tanto necessaria quanto lo può essere l’espressione più viva e vera dell’Arte. La Merda è Arte Teatrale, qualcosa che rimane e rimarrà. La Merda è la fine del teatro e la nascita di un nuovo teatro. Capita, forse, una volta nella vita di assistere a qualcosa che segni un passaggio storico. La Merda rappresenta uno di quei momenti. Spiace constatare che, come spesso accade, sia stato qualcun altro ad accorgersene prima di noi italiani. Quel che conta ora è tenersi stretti Ceresoli e Gallerano: un altro teatro è possibile. Un altro teatro è necessario. Un altro teatro è vivo.”


Massimo Monticone
www.freetime.weeknewslife.com – 13 aprile 2015

“Opera brutale. La Merda è un affresco sulla nostra condizione umana, un osanna alla vita umiliata dall'inseguimento del successo, travolta dal consumismo, in cui la protagonista diventa a poco a poco una coscienza comune, da cui non si sfugge. Un'opera brutale e disturbante, un grido di dolore che arriva come uno schiaffo: fin da quando si entra in sala e una donna nuda, appollaiata su un trespolo altissimo con solo un microfono in mano, mugugna l'inno di Mameli”


Roberto Fiori
La stampa, Ed Cuneo – 12 aprile 2015

“È un testo perfettamente equilibrato fra ironia e disperazione, anche se, alla lunga, è la seconda a dominare. Il programma di scena cita Pier Paolo Pasolini e la sua disperazione davanti ad una modernità che mercifica e tritura ogni cosa, ma un riferimento ancora più puntuale va in direzione della denuncia di una società in cui non trovano più spazio i valori della cultura e dell’umanità. In questo lo spettacolo assume una forza e un’attualità grandissime. “


Umberto Rossi
www.cinemateatro.com – 12 aprile 2015

“Già dal titolo si avverte l ' odore sgradevole della verità più oltraggiosa, della realtà senza veli. È una parola, merda, che raramente si scrive, ma che rientra nella normalità dei nostri tic verbali. È una parola a suo modo definitiva, che non apre un discorso, ma lo chiude. La torrenziale verbosità di Silvia sulla scena è nitida e tagliente, le parole vengono scagliate contro gli spettatori da una bocca di un rosso acceso che a tratti appare smisurata e smisuratamente volgare. Il testo è vibrante, il ritmo incalzante da togliere il fiato, per quasi un ' ora il pubblico è investito da una pioggia torrenziale di pugnalate che vanno al cuore, alla mente, alla coscienza. Silvia sulla scena si toglie i vestiti e si libera di tutti i pregiudizi. […] L’invettiva è, al contempo, semplice e complicata. Un po' come la vita sprecata nel dissennato inseguimento del successo e del benessere, stravolta dal consumismo sfrenato, dilapidata in una corsa affannosa verso il nulla […]. La merda è anche una straordinaria performance, un capolavoro di arte plastica, una scultura vivente e mutevole nella quale la fisicità della materia viene plasmata e l’immaterialità delle parole viene modulata dando vita al mostro che abita ciascuno di noi. […] Ma il monologo racconta anche le insicurezze del Paese, triste miscela di ruvido e compiaciuto maschilismo, buonismo, crudeltà, ignavia e ridanciana impotenza. La pelle nuda di Silvia emana un bagliore accecante e le sue mille voci sono proiettili, sassi, grida, lacrime che trafiggono gli spettatori nella carne viva. Ed è proprio il suo stare nuda in scena, il suo rinunciare a qualsivoglia diaframma tra il suo corpo dolente e chi lo guarda, che trasforma lo spettacolo teatrale nella ricerca di una coscienza comune, di un modo condiviso di vivere la disperazione e di inventarsi una speranza. […] La presenza scenica di Silvia ha del prodigioso […].”


Carlo Antonio Biscotto
Il fatto quotidiano – 20 marzo 2015

“Piéce brutale, incontinente, chirurgica”


El País – 19 marzo 2015

“E’ inutile prendersi in giro, in molti si avvicinano a La Merda perché (almeno agli esordi), sanno di vedere un’attrice in nude look sul palcoscenico che non è proprio una cosa di tutti i giorni. Entri in sala e vedi la Gallerano, scricciolo di donna ma con un carattere artistico di livello altissimo, svestita su un trespolo con un microfono in mano canticchiare con vocetta turbata l’inno nazionale italiano. Vocetta turbata perché turbato è il personaggio che lei interpreta […]”


Francesco Cangemi
Mmasciata.it – 01 febbraio 2015

“Palco nudo, popolato da un trespolo su cui siede un corpo nudo di donna. E’ l’incipit de La Merda, rappresentazione di Cristian Ceresoli andata in scena al Teatro dell’Acquario di Cosenza. Il corpo è quello di Silvia Gallerano, unica inarrivabile protagonista di un monologo che, in poco più di un’ora, suddiviso nei tre temi “Le cosce”, “Il cazzo” e “La fama”, rovescia sullo spettatore un diluvio di parole in libertà. […] La Merda è allora ciò in cui è sprofondata l’Italia, quello ‘stivale dei maiali’ cantato da Battiato che affonda nel fango degli scandali e delle ipocrisie, che attraversa i palazzi del potere, dove, gattopardianamente, si lavora avidamente perché tutto si conservi intatto e immutabile. La Gallerano è bravissima nell’affrontare con coraggio e determinazione una prova attoriale complessa e tragica al tempo stesso, dove i tempi della rappresentazione sono demandati alla resa scenografica di un palco vuoto da riempire con la nudità di un corpo normale, dove la normalità non suscita altro che la pietà.”


Luigi Caputo
Noteverticali.it – 26 gennaio 2015

“La Merda” è una teoria dell’espulsione. La diagnosi di tutti i mali assorbiti da un’indigestione civile, lunga più di un secolo, dentro il metabolismo di un corpo reale, forse del corpo reale, rimasto in vita ad assistere al suo dramma organico. […] È un monologo che ha in sé tante voci, in pena di una delegazione spirituale a uno scalare polifonico di revisioni e di pentimenti, di sollecitazioni e di adesioni, dentro e fuori il margine che separa il tempo vissuto e quello imposto da violazioni educazionali individuali e collettive. […] La parola de “La Merda” proviene da una detenzione in stato di libertà vigilata, messa al mondo per esplorare una realtà confinata dentro le corruzioni storiche e politiche, dentro le sommosse artificiali delle contestazioni strumentali, attraverso il transito inquieto per i filtraggi retorici che fondano sulla condivisione di modelli omologanti le frazioni normative della vita. Il dover fare, il dover dire, il dover aderire, il dover partecipare, il dover dovere, in direzione obbligata verso un baratro destinato a rivelare il fallimento dettato dall’assoluta mancanza di coincidenza tra il dovuto e il voluto, che, malgrado i più tormentati e angosciati tentativi, restano dentro la loro inevitabile condanna. […] La sofferenza bulimica della protagonista misura il suo grado di “resistenza”, fino all’impossibilità di respingere le violazioni delle incursioni consumistiche. Trattenerle è impossibile. Ecco che si attiva il meccanismo dell’espulsione, salvifico ma umiliante, perché segnato da una liberazione momentanea, dovendo cedere alla forza che impone l’obbligo di nutrirsene nuovamente.”


Elio Goka
Rivistamilena.com – 22 ottobre 2014

“È una Italia denudata della propria identità, priva di misericordia, quella rappresentata senza filtri nel monologo di Silvia Gallerano, scritto per lei da Cristian Ceresoli, mentre appollaiata su un scranno racconta di sé, divenendo espressione simbolica di un malessere che supera ogni dimensione personale per farsi universale. È una donna-bambina che scopriremo fragile, insicura, piccola nella statura e nelle certezze che la abitano, che insegue, imitando la figura paterna, un coraggio dall’accezione distruttiva, assecondando l’immagine esteriore che gli altri vorrebbero per lei, quella che ci si presenta sul palco, mentre ancora entriamo in sala e ci accomodiamo, attratti da subito da quella figura illuminata come un quadro caravaggesco, che sommessamente si muove e ci guarda per poi tornare a cantare, sottovoce, uno sbiascicato Inno d’Italia. È la coscienza che parla al proprio Io e si interroga, lo interroga, scandagliando nel profondo il proprio essere, ripercorrendo i propri ricordi, e il doloroso percorso intrapreso e ancora in itinere alla ricerca di un apparente equilibrio, di un auspicato assestamento, quella voce che ascoltiamo in un serrato dialogo che a noi ammicca portandoci dentro una dimensione privata, soggettiva, che emotivamente, però, diventa anche nostra e costringe noi stessi ad interrogarci. […] Efficacemente potente la mimica facciale della Gallerano che con il volto contorto in espressioni sempre diverse e il corpo piegato in pose che rendono inesorabile la tensione che la agitano, riempie, con la sua intensa e magnetica interpretazione, lo spazio annullando ogni dubbio di staticità che la posizione seduta avrebbe potuto far insorgere, e trasforma in stimoli emotivi ciascuna pausa compiuta che sempre e solo, però, riguarda la parola, ma mai il fisico che non conosce, per l’intera durata dello spettacolo, sosta alcuna che siano gli occhi, le labbra, le mani o la punta dei piedi a muoversi nervosamente esternando con angoscia il tumulto dell’anima esistente.”


Ileana Bonadies
Quartaparetepress.it – 13 ottobre 2014

“Nudo su sgabello. La prima cosa che si vede una volta entrati in platea è la scultura di carne nuda della nostra società con cui la Gallerano ha costruito i pezzi del suo personaggio. Il corpo diviene come un ready made - per esempio “Bicycle Wheel” di Duchamp - dove gli oggetti di uso comune vengono posti su di un piedistallo per assumere ed invertire il valore di opera d'arte. In questo modo il nuovo e piccolo mostro della nostra società contemporanea assume la funzione dell'(anti)eroe. Combatte contro le difficoltà che la separano dai suoi desideri: un corpo accettato dal sistema vigente e la pubblicità come sogno della sua vita. Abiura qualsiasi ipocrisia ed espelle dalla sua mente i più micidiali e fanatici prodotti della cultura italiana. La performance si divide in quatto movimenti - Le Cosce, Il Cazzo, La Fama e L’Italia - attraverso un crescente climax emotivo, supportato dalla mimica e dalla voce di Silvia Gallerano, in grado di rendere affascinare anche i concetti più perturbanti proposti dal testo. Le informazioni, i dettagli incarnati nella memoria, le esperienze sessuali e le aspirazioni professioni, sono donate dalla protagonista con un impeto di forza che contrastano con gli aspetti minimi della messinscena.”


Napoleone Zavatto
Cinquecolonne.it – 13 ottobre 2014

“Siamo abituati a pensare all’attore che è solo sul palco come a un individuo solo davvero; siamo abituati a osservare facendo la conta con lo sguardo per cui associamo al monologo un numero singolare (uno) invece di un numero pari (due): è due il numero esatto di un monologo poiché l’attore o l’attrice che lo interpreta ha per compagno il testo, ha il testo con cui interagire, ha il testo per nemico e avversario, per spalla e sostegno. Dunque il testo è il co-protagonista de La Merda e – se La Merda funziona – funziona proprio perché in scena c’è questo testo rigoroso, calcolato, preciso al punto da essere costrittivo, segregante, illiberale. Non è dunque sola, Silvia Gallerano, ma è in compagnia del testo che ha da recitare: è in questo testo che è costretta a restare; è in questo testo che si deve muovere; è in questo testo che deve abitare: è a questo testo che deve plasmare e adattare i suoi muscoli. Osservandola si coglie in maniera evidente l’intera partitura dei suoi movimenti: una faticosissima sequenza di microsforzi simili a quelli che ha da fare chi è imprigionato in un luogo minuscolo, in uno spazio ristretto. Un’attrice imprigionata in un testo è La Merda. Un’attrice in galera, pressata e tenuta ai quattro lati da mura invisibili composte da lettere, termini, frasi. Un’attrice (una donna) ingabbiata da discorsi che non sarebbero suoi (altri li hanno prodotti) ma che diventano suoi necessariamente: come le pareti del carcere per chi, in carcere, ci passa i suoi giorni. […] In realtà possiamo davvero parlare di corpo offerto nella sua interezza? Un’impressione personale: progressivamente il corpo sfuma, quasi svanisce nella sua nuda dimensione carnale mentre ciò che s’impone davvero è il volto della Gallerano, deformato da espressioni forzate, ridondanti. Per quanto si notino le gocce di sudore, quando un tenue bagliore le carezza la schiena, la recitazione della Gallerano dunque (trovata la faticosa misura del gesto, tra sottrazione motoria, brevi accelerazioni e slow motion) avviene soprattutto dal collo in su e vive delle labbra e dei denti, delle guance, degli occhi, delle sopracciglia, della fronte. Il corpo sostiene il volto ma il volto è una maschera. La Gallerano, in scena, è una maschera. […] Quello che importa è dire che Ceresoli fa della Gallerano una maschera – allusiva, metaforica, simbolica – e a questa maschera assegna una lingua vilipesa, povera, modesta, da rotocalco o da trasmissione televisiva del pomeriggio: è in questo modo che i garibaldini diventano “tappi malnutriti, con le camicie rosse” e la parola “Resistenza” e il verbo “Resistere” possono essere impiegati per descrivere la sopportazione di un coito, la collosità dello sperma o l’opposizione al bisogno di defecare. Così la maschera racconta la perdita, la povertà, la sconfitta. Rimasta senza padre (della Patria), non le tocca che sottostare e umiliarsi, pur illudendosi di non farlo. All’interno della galera, quindi, c’è una donna. Questa donna è una maschera. Questa maschera è l’Italia. All’interno di una galera c’è l’Italia, ingabbiata da discorsi che non sarebbero suoi (altri li hanno prodotti) ma che diventano suoi necessariamente. Proprio come le pareti del carcere per chi, in carcere, ci passa i suoi giorni. La Merda, recludendo un’attrice nel testo di un autore, racconta un Paese recluso da chi lo governa. Sopravvivono (attrice e Paese) ingannandosi: giorno dopo giorno, dall'alba al tramonto.”


Alessandro Toppi
Ilpickwick.it – 13 ottobre 2014

“La drammaturgia è una partitura. I micro monologhi partono sottovoce e terminano in urla incresciose. L'inno nazionale distorto è segno del nostro appannato patriottismo. Silvia Gallerano ha diretto se stessa. Lo scrittore Ceresoli ha affidato nelle sue mani, mani di una performer d'eccezione, il testo ed ha lasciato a lei la totale libertà di azione e di interpretazione. L'affabulazione e il corpo diventano una sola cosa. Le parole vengono presentate prima dell'espressività fisica e poi dalla voce. Il gioco vocale poi, che ricordano le abilità della Marchesini, mantengono l'attenzione fissa. La drammaturgia si muove tra il serio ed il faceto ma dice cose più importanti che forti perché denuncia uno "Stato" di cose dalle quali sono una Apocalisse potrebbe salvarci. L'intreccio della giovincella al suo primo provino è usato in prestito per scandagliare la bruttura umana. Molte le risate. Molti gli applausi per un modo nuovo - di un mondo vecchio - di vedere ed intendere il teatro.”


Angela di Maso
Il Roma – 13 ottobre 2014

" La messa in scena è scioccante, non tanto per il lerciume umano che ci scarica addosso, ma per come tutto questo ci arriva: l’unica protagonista in scena è un’orchestra, di voci, espressioni, sintomi, caratteri che sembra quasi impossibile possano provenire da un solo paio di labbra. Il suo incessante entrare e uscire da se stessa e dagli altri (la madre, il padre suicida, le segretarie, i registi, i conduttori tv) è una vera nevrosi schizofrenica; non un monologo ma la messa in scena di una lotta, di una frattura (tutto sommato sanabile, perché a tutto ci si abitua) del singolo contro tutti e anche di lei contro di noi, non semplici osservatori, ma al contempo vittime e carnefici (per questo non c’è catarsi, né redenzione ma solo un’ansia asfissiante). Un’empatia indotta che è chiaramente una trappola – nel pubblico si alzano risatine divertite, sia di uomini che di donne, su battute sessiste che anche la protagonista stempera con una “risata scema”, leitmotiv del suo variegato repertorio vocale. Piccolo particolare, la ciliegina sui discorsi che il testo de La Merda affronta, la Gallerano sul palco è completamente nuda – e nonostante lo sia in maniera del tutto naturale, viene più volte da chiedersi se l’impatto di questo lavoro sarebbe lo stesso se non fosse così. Fatto sta che questa nudità crea un’intimità fortissima e annulla la distanza tra palco e platea; è per questo che, a tratti, siamo assorbiti dalla protagonista fino a “sentirci” lei. Nello spettacolo riecheggiano diverse tracce del passato, il (finto) pianto durante il provino e le risate grottesche dei registi maschi ricorda la scena della figlia di Anna Magnani in “Bellissima”, mentre le labbra carnose illuminate nel buio non possono non far pensare alla bocca del monologo beckettiamo “Not I”. Solo una resa scenica così forte come questa, tuttavia, può evocarlo: la Gallerano con questo spettacolo è stata la prima italiana a vincere il premio di migliore attrice al Fringe Festival di Edimburgo.”


Francesca Saturnino
Napolimonitor.it - 12 ottobre 2014

“C’è qualcosa di tenero nella figura di Silvia Gallerano, completamente nuda di fronte al pubblico, in alto su di un piedistallo e illuminata da pochi fanali. Il suo nudo integrale, la pelle bianca, il suo modo di rivolgersi al pubblico sgranando gli occhi, la bocca e trasformando il suo stesso viso in una pluralità di espressioni sempre tirate, in tensione, qualcosa che lascia presagire che la calma delle sue parole, l’apparenza pacata del suo raccontarsi si trasformerà presto in un grido di invettiva. “La merda” di Cristian Ceresoli giunge a Napoli, al teatro Galleria Toledo, e si presenta fin dall’inizio come uno spettacolo potente, ricco nella scrittura, profondo nel contenuto e incisivo nella rappresentazione. Premi prestigiosi a cui si aggiungono le repliche sold out in tutta Italia. Se il nostro teatro stenta a crescere e ad uscire dalla crisi, ci fa tirare un sospiro di sollievo pensare che la nuova drammaturgia sia invece viva e capace di produrre idee vincenti. Certo sempre lontano dalla madre patria dove invece, impantanati in un meccanismo di lobby e opportunisti, i nuovi autori stentano ad emergere. […] Alla Gallerano il merito di dar forma alle parole sul palco, con solo la sua voce e la sua espressione a disposizione, senza la possibilità di muoversi liberamente, restando su quello sgabello alto nel chiaroscuro del palco con in mano un microfono, la sua voce rimbomba nella sala e cattura l’attenzione del pubblico portandola in un’unica direzione: il suo racconto a tratti comico, che sfocia in un urlo disperato e allo stesso tempo liberatorio.”


Francesca Bianco
Teatrionline.com – 12 ottobre 2014

“La parola come disgregazione del vero. Il vero come incommensurabile no sense della realtà. […] Silvia Gallerano ce lo bisbiglia, urla, vomita minuto dopo minuto, scena dopo scena, con una mimica facciale talmente espressiva che la sua nudità non mette in imbarazzo nessuno, anzi, sì, mette in imbarazzo l’intera platea convincendoci con le sue riflessioni di quanto sia orribile e inutile quel suo corpo da “sirena” così poco sfruttabile della società e tutti, ma proprio tutti, lo odiamo. E tutti, ma proprio tutti, allo stesso modo, alla fine, applaudiamo ad uno spettacolo che disgusta, sorprende e traccia un solco nel silenzio inenarrabile che deve essere coperto con qualcosa. Qualcosa di diverso dalla merda, possibilmente”


Marcello Affuso
Eroicafenice.com – 12 ottobre 2014

Singolare l’accoglienza in platea, con l’attrice Silvia Gallerano, un animale da palcoscenico seduta su di uno sgabello, dove inizia a delirare sin da subito, come se fosse posseduta, nuda di una nudità che quasi non te ne accorgi, l’attenzione infatti è tutta sui contenuti che mette a nudo: la sua adolescenza, il rapporto con la madre e il padre, le difficoltà dei diversamente abili, la fantasiosa voglia di provarci nel mondo dello spettacolo e le traversie che incontra alle audizioni. […] La regia di Cristian Ceresoli, autore anche del testo, non è centrata su particolari movimenti scenici, ne disegni luci o effetti scenografici, non ce n'è bisogno, fa tutto lei, lo spettacolo è lei, ed è proprio sulla sua carne che si concentra e si vede il lavoro registico, in quel corpo e in quella voce continuamente modulata e in armonia con i personaggi e le storie che ci racconta, passando da una leggera ironia al grido di dolore e di ira, con le parole di un testo che è tenue, intimo, schietto e assordante. Quattro sono i round che si avvertono da una dissolvenza di luci, dove lei combatte senza uscirne né vincitrice né perdente, quello che trionfa è questo lavoro teatrale che ti lascia inchiodato sulla poltrona, senza darti il tempo di distrarti un secondo, per i pugni che lei lancia con un ritmo potente e gradevole dal palcoscenico; per questo li merita tutti gli applausi del pubblico napoletano, gli spettatori quasi non vogliono lasciare la sala, ne vogliono ancora, vogliono ancora pugni e quella merda che nonostante gli sia stata rigettata in maniera così chiara, continueranno a mangiare. Una lezione di teatro e di vita da non perdere, lo spettacolo è ancora in scena questa sera e domani.”


Antonio Diana
Madrearte.it – 11 ottobre 2014

“Ironia e violenza della scrittura di Cristian Cerasoli, autore e regista dello spettacolo, affidato alla straordinaria e coraggiosa energia di Silvia Gallerano […] "La merda", lo spettacolo che da una paio di anni registra uno straordinario successo sui palcoscenici di festival come Edimburgo 2012 dove ha vinto il "Fringe First Award for Writing Excellence", «ha come spinta propulsiva il disperato tentativo di districarsi da un pantano o fango, ultimi prodotti di quel genocidio culturale di cui scrisse e parlò Pier Paolo Pasolini all'affacciarsi della società dei consumi, quel totalitarismo ancor più duro di quello fascista poiché capace di annientarci con dolcezza» […] Lo spettacolo diverte e sconvolge, per la fisicità forte della protagonista, capace con la voce di creare uno stato di provocatoria intimità per gridare allo spettatore il suo irresistibile poema del furore e dell'urlo.”


Giulio Baffi
Repubblica /Ed Napoli – 10 ottobre 2014

“Silvia Gallerano, protagonista di quest’assolo, nuda e sola al centro del palco, seduta su di un alto sgabello d’acciaio, indossa solo un microfono, un rossetto fiammante e la maschera che il suo volto forma plasmando la schizofrenica disperazione del proprio personaggio. Una tragedia in tre tempi, che attraversa le miserie e le banali ambizioni di una ragazza “brutta” ad ascendere a quel posto in paradiso (la Tv) garantito a tutti - almeno per quel quarto d’ora di notorietà - dalla “società dei consumi” e riscattare così la propria libertà. Il tutto passa attraverso il ciclo naturale del nutrimento, trasformazione, defecazione tramite un flusso che - per la forza espressiva quasi fisica, della Gallerano - la liberi, la purifichi da tutto questo, la rinnovi. Ma poi rimangia quella sua stessa putrescente secrezione, l’unica disponibile in una società sterile e capace di produrre solo massa: di nutrimento, di persone, di sentimenti, di ideali.”


Roberto Santini
Teatro.it – 10 ottobre 2014

“Silvia Gallerano. Da due anni sta in scena sola, nuda, per un'ora. Urla rabbia e costernazione in faccia al pubblico appollaiata su uno sgabello: elenca uno per uno gli orrori ai quali una donna deve sottostare. Cambia voce in continuazione («Sembri proprio me», le ha detto Franca Valeri in camerino), fa smorfie assurde da "comico di caucciù" e ha una gestualità quasi bestiale, primordiale. È "Merda!", monologo-evento scritto da Cristian Ceresoli che da due anni miete premi e successi ovunque, compreso il massimo riconoscimento al Fringe di Edimburgo nel 2012 (recitato in inglese). Silvia Gallerano, minuta, bella, formazione tradizionale alla scuola "Paolo Grassi" di Milano, è certamente l'attrice rivelazione di questi anni: una potenza rara e la sfacciataggine di starsene un'ora nuda davanti a tutti, a inveire contro il futuro. Fino a una catarsi ironica, un vero colpo da maestro, con l'Inno di Mameli cantato e mugugnato nel buio. Per la prossima stagione, "Merda!" sarà ancora in scena: un pugno allo stomaco notevole, grazie soprattutto a lei. Il teatro politico, il teatro nuovo e alternativo la considera già una musa”


Nicola Fano
L’Espresso – 18 luglio 2014

“A turbare o a sconvolgere il folto pubblico accorso al teatro comunale, non sono stati la nudità dell'attrice o il titolo, ma il micidiale mix tra un testo calibrato, musicale, ricco di rimandi interni - firmato da Cristian Ceresoli - e un'interpretazione straordinaria. Silvia Gallerano - che dà corpo a una ragazza disposta a tutto per l'illusione del successo - siede completamente senza veli su un piedistallo da circo, illuminata da una luce fredda, glaciale ed esposta in tutta la sua vulnerabilità. Segue un monologo che lascia senza respiro, che ferisce, spiazza, disorienta. Quello che la giovane libera è una confessione straniante e straziante, in cui serio e frivolo, comico e tragico si mescolano e s'invertono orribilmente come in certi squallidi salotti televisivi. […] Nel suo incedere incalzante, la Gallerano sfrutta ogni corda della sua voce, materializzando una giovane donna dalle cristalline speranze, che si mutano in strazio e disperazione di fronte alla possibilità di perdere il proprio «appuntamento con la storia», un padre suicida animato da nobili valori, una madre superficiale, personaggini senza scrupoli del mondo dello spettacolo. Un torrente rapido e schizofrenico accompagnato da una mimica stupefacente, che lascia qualche piccolo spazio al sorriso, ma che turba, disgusta. Un'interpretazione potente e intensa, che raggiunge la vetta più alta nel finale, in una climax ascendente nella quale si ravvisa il tributo al Pasolini di «Salò o le 120 giornate di Sodoma», fino allo scioglimento finale, amaro e struggente, nel quale il tricolore avvolge un corpo che non è riuscito a proteggere, ridotto ormai a vuoto, inutile strumento. Gli applausi arrivano copiosi a un lavoro che non consola, ma colpisce come un pugno nello stomaco”


Manuela Pellanda
L’Adige – 08 luglio 2014

“Scandaloso, provocatorio e rabbioso monologo-tragedia sull'Italia impantanata e in procinto di affondare, gridato dall'attrice con la sua voce come con il suo corpo nudo, carne che implode nella pubblica intimità”


Claudia Gelmi
Corriere del Trentino / Corriere dell’Alto Adige – 07 luglio 2014

“Un'attrice messa letteralmente a nudo. Impossibile rimanere indifferenti di fronte a un progetto che parte per colpire l'attenzione fin dal titolo, «La Merda». Eppure il testo di Cristian Ceresoli interpretato da Silvia Gallerano non è un'abile operazione mediatica. È un testo notevole, interpretato con grande bravura, vero virtuosismo. Non stupisce che si siano accorti del valore di questo spettacolo prima gli stranieri, facendolo diventare fenomeno di culto. Al Festival di Edimburgo 2012 ha vinto, tra gli altri, il Fringe First Award for Writing Excellence, il The Stage Award for Acting Excellence e l'Arches Brick Award for Emerging Art e ha registrato il tutto esaurito sia nel 2012 che nel ritorno del 2013. Ha poi ottenuto un clamoroso successo di pubblico e critica del tour europeo a Copenhagen, Bristol, Berlino, Lugano, Glasgow e nel West End londinese. Ha ottenuto il tutto esaurito dovunque anche in Italia, nonostante lamenti una sottile e persistente censura.”


La Stampa / Ed. Asti
04 luglio 2014

“Acclamato e dissacrante "La merda " di Cristian Ceresoli, monologo affidato all'attrice Silvia Gallerano sola e nuda in scena. Lo spettacolo, che ha scioccato mezza Europa, ha fatto incetta di premi internazionali e conquistato il Fringe Festival di Edimburgo […] Testo durissimo, un'invettiva di sapore pasoliniano contro la società dell'apparire ma anche il maschilismo e l'abisso civile e morale nel quale il nostro Paese è precipitato”


Clara Caroli
La Repubblica / Ed Torino - 04 luglio 2014

“I capelli raccolti in due codini infantili contrastano con il corpo nudo, issato su una pedana per le belve del circo. Elementi che già indicano che si sta giocando fra gli estremi. E infatti il nudo integrale di Silvia Gallerano si dimentica subito, perché il pubblico resta trascinato dalle parole: anche quelle corrono da un capo all'altro del mondo dei valori, mescolando cazzo e patria, ano e cibo, inno di Mameli e pubblicità. Silvia Gallerano […] interpreta una ragazza pronta a tutto per sfondare nel mondo dello spettacolo. La sua determinazione, che passa in crescendo dallo smarrimento alla rabbia e dalla ribellione all'asservimento conscio e totale, mostra in filigrana le insicurezze dell'individuo e quelle non meno angosciose di un'intera nazione percorsa dal maschilismo, dalle mode e dai diktat del "pubblico sovrano", dalle miserie dello show business. Ma se la sua vulnerabilità è quella di un'intera società senza distinzioni di sesso, la scelta di ambientarla nel mondo dello spettacolo ne fa evidentemente un j'accuse al femminile particolarmente veemente. Senza sconti per nessuno. Un monologo, per quanto efficacemente congegnato dal punto di vista drammaturgico, resta un durissimo banco di prova per un attore, tanto più quando la recitazione non è sostenuta dal movimento e dagli elementi scenici. Silvia Gallerano usa tutti i registri, dai più parossistici ai più drammatici, senza paura dell'esagerazione. Con effetti anche volutamente comici: si ride del personaggio e di se stessi, costretti a specchiarsi nel mondo che si accusa ma si accetta.”


Alessandra Vindrola
La Repubblica / Ed Torino – 03 luglio 2014

“Tre atti tenuti insieme da un monologo strepitoso di Silvia Gallerano, in scena completamente nuda per un’ora scarsa. Sola. Con un microfono, due bigodini, il rossetto sulle labbra, abbarbicata su un trespolo, illuminato da un’unica luce. La merda è il Paese. La merda siamo noi. La merda è la nostra quotidianità. E la vita di una donna che si mostra senza filtri e senza menzongne. Una donna piccola, con le gambe brutte. Gambe che vorrebbe mangiare per diventare qualcuno, per essere riconosciuta, per trovare sempre un taxi pronto ad aspettarla quando esce di casa. Parole che a tratti si inciampano con i versi dell’inno nazionale, una nazione che ha il membro maschile come bandiera. Nella voce disincarnata (e che voce) e nel corpo della Gallerano - che ha recitato in modo travolgente, malgrado la febbre alta - si inseriscono mille voci, il vortice di molteplici personalità lanciate all’inseguimento della donna nuova, quella che cambierà il mondo. La forza drammatica dell’attrice è come se cancellasse ogni nudità, strappando la pelle, brandello dopo brandello, attraverso le situazioni apparentemente più innocue e domestiche”


Fabrizio Vespa
www.gmomorra.cm – 31 marzo 2014

“È diventato un fenomeno di per sé, non appena ne viene annunciata la presenza in un qualche cartellone teatrale, registra immediatamente il tutto esaurito grazie ad un passa parola basato non tanto sulle recensioni positive (che pur sono numerose) quanto sul favore del pubblico che difficilmente rimane indifferente a questo lavoro. […] La Gallerano appare in scena seduta su uno sgabello, vestita soltanto di una luce bianca che colpisce ogni millimetro del suo corpo. Ma nulla nell’aspetto di lei ricorda le forme tornite e rasserenanti della dea della bellezza, perché gli occhi bistrati e le labbra vermiglie somigliano piuttosto a una maschera deforme. Tuttavia non è la sua sfrontata nudità ad attirare l’attenzione, a catturare è la recitazione sentita, le espressioni amplificate del viso che la trasformano in maschera tragicomica e sofferente di una donna che svela le sue insicurezze e la sua fame di successo, specchio della deriva che ha intrapreso la società contemporanea”.


Franca Cassine
La stampa / Ed Torino – 30 marzo 2014

“[…] uno spettacolo pluripremiato che in tutta Europa ha fatto parlare di sé: è LA MERDA di Cristian Ceresoli. […] il monologo che Silvia Gallerano interpreta nuda sul palco racconta, attraverso la storia personale di una ragazza pronta a tutto per sfondare nel mondo dello spettacolo, le insicurezze di un individuo e quelle non meno angosciose di un’intera nazione, percorsa dal maschilismo, dalle mode e dai diktat del “pubblico sovrano”, dalle miserie dello show business.”


Alessandra Vindrola
La Repubblica / Ed Torino – 29 marzo 2014

“ Nel pluripremiato LA MERDA l’attrice Silvia Gallerano costruisce una maschera fisica-vocale sfidando un testo scandaloso, provocatorio e rabbioso, dove la femmina si offre dal vico come in un banchetto, pronta a venire sbranata da tutti”


Luigina Moretti
Cronaca Qui Torino – 28 marzo 2014

“C'è un monologo che da due anni sta riempiendo di gente, di clamore e applausi ogni luogo in cui viene messo in scena. Ben oltre l'Italia. Ha una struttura semplice e diretta. È uno sfogo dichiarato, dal sapore caustico e l'intento catartico. I tre capitoli che lo compongono rispecchiano le più grandi e misere tra le ossessioni odierne (le cosce-il corpo; il cazzo-il sesso; la fama-il successo). Si cavalca il malcontento generale ma con grande maestria: la partitura vocale affidata a Silvia Gallerano, nuda in scena, seduta in cima ad uno sgabello gigante, è eccezionale; la costruzione del discorso tende a climax che rendono impossibile sottrarsi all'applauso. Con un testo debitore a Pasolini, attento alle urgenze dei nostri desolati giorni, e con un inno italiano “de-cantato” con una vena grottesca.”


Salvatore Insana
www.klpteatro.it – 21 febbraio 2014

“Un corpo nudo non è solo un corpo: è la messa in scena dell’esistenza spoglia, nuda, ma niente è più nudo della complessità messa in mostra, lontana e inafferrabile. […] Questa volta il nudo, esperimento non nuovo nel teatro italiano, si riversa sugli spettatori trovando il limite non più nel corpo di Silvia Gallerano, corpo nudo scomparente, ma in ogni singola persona. Il passaggio delle parole è gesticolare, ogni singola frase passa attraverso il corpo e si riversa nel corpo di chi ascolta seduto su sedie che potrebbero anche essere degli sgabelli da circo. Il testo scritto dai Cristian Ceresoli ad una prima lettura semplice e diretto, cela nelle sue pagine una ricercatezza ritmica (e non solo, anche strutturale) che muove il corpo stesso di Silvia Gallerano, le parole e il talento attoriale si intrecciano perché sembra che le parole necessitino di movimento e il movimento necessiti del verbo. […] Tutto è necessario, tutto è organico e sembra essere nel posto giusto, è il soggetto, mostruoso nella sua fame d’affermazione di sé sopra ogni cosa, che sembra non possa avere altro spazio se non lo sgabello da circo. Le persone si ritrovano ad esser parte, se non quasi protagonisti, della macchina teatrale fatta di parole e azioni, quindi assolutamente vitale, che mettono in scena Cristian Ceresoli attraverso la scrittura e Silvia Gallerano attraverso il corpo attoriale”


Luca Romano
Repubblica.it / Blogautore Libri Bari – 8 dicembre 2013

“E’ come entrare in un circo. La belva pronta, sul trampolo. Guarda, annuisce, ruggisce. Di fronte a lei, senza alcun riparo, tutti i domatori. […] La merda, di Cristian Ceresoli, […] fra le decine e decine di premi, vinti in tutto il mondo, non è uno spettacolo. E’ un’esperienza. Assoluta. […] Silvia Gallerano prende forma di scrittura. Il suo corpo si offre a tutte le modulazioni delle parole. La difficoltà del pubblico, di fronte, è solo quella di non comprendere, all’inizio, nel mentre, e quando sei di ritorno a casa, se sei stato controllore o controllato. Domatore o domato. Ceresoli e Gallerano son riusciti a obnubilare tutte le femme fatale a cui ci hanno seviziato un certo cinema, tanto teatro, ancora tanta finta letteratura a venire. […] La merda è fra le esperienze più importanti che in questo Paese oggi si possa fare. Di contro alla protervia delle centinaia di tavole rotonde, settimane a tema, convegni, film, libri, discorsi pubblici, politici, religiosi, sociali e chi ne ha più ne defechi, sul femminicidio, la condizione delle donne, ma anche degli uomini, dei diversi, dei “normali”, quella di e con Ceresoli, e Gallerano, è uno dei pochi modi e momenti in cui c’è quell’esatta, e non apparente, sensazione di nutrimento, crescita e liberazione da un flusso che tutti, in parte e in forme diverse, si è somatizzato. Ci ha imbruttiti, ingobbiti e intristiti. Per questo, l’esserci, dinanzi a tanta bellezza, perché questa è la cosa più grandiosa di La merda, far diventare anche questa bellezza, è una forma di catarsi. Quella a cui abbiamo dato tutti suono e movimento, nei quindici minuti di applausi finali. Imperdibile.”


Repubblica.it
Blogautore inc@ttedra – Bari / 8 dicembre 2013

“Quattro fari puntati al centro, stretti, glaciali, in perfetto stile spot pubblicitario. L’interprete, nuda, appare di schianto sopra a uno sgabello da circo. Ora, tenendo il microfono tra le mani, mugugna l’inno nazionale. Poi, dà sfogo al proprio flusso interiore nelle sue (inumane) escursioni vocali. Si vede la voce di una femmina che insegue il suo successo con seriosa ferocia da belva, e lucida determinazione assassina. Si deve ridere. È una tragedia in tre tempi: le cosce, il cazzo, la fama e un controtempo: l’Italia.”


Elena Dalmasso
Teatro.otg – 08 dicembre 2013

“La merda, […] è una sorta di «assolo che nasce dall'intuizione di un'attrice, Silvia Gallerano, capace di sviluppare nell'ambito di nuove scritture una maschera (fisica e vocale) di sua invenzione». Ne La merda questa maschera (tragicomica) vive su di una partitura letteraria concepita su misura. Attraverso un'ulteriore deviazione di un percorso creativo in cui la parola suona e si fa carne, Cristian Ceresoli costruisce una scrittura originale ispirata allo stream of consciousness (da Joyce a Cé line a Hr abal ) in cui si scatena la confidenza pubblica di una «giovane» donna «brutta» che tenta con ostinazione, resistenza e coraggio, di aprirsi «un varco nella società delle cosce e delle libertà». Nel corpo dell'interprete, attraverso la sua maschera e la vocalità delle parole, emerge una partitura fisica minimale in cui l'attrice si offre come in un banchetto, pronta a venire sbranata da tutti, nelle sue escursioni vocali, nelle sue cadute, nella sua progressiva umiliazione. Una scrittura che nasce così dalla carne e alla carne ritorna, pur dentro a una confezione estetica.”


La Gazzetta del Mezzogiorno
07 dicembre 2013

“Quando si entra in teatro per occupare il posto lei è già lì, ed è impossibile non accorgersene. Il suo corpo nudo adagiato su un trespolo scompagina il rituale di appropriazione del posto e fa sentire lo spettatore un po’ a disagio. Non per la sua bellezza, non è certo un corpo da calendario quello che ci accoglie, come lei stessa sostiene, ma il corpo di una donna normale, con i suoi pregi e difetti, e forse questo disarma nell’epoca della finta perfezione mediatica. Ma nello spettacolo La Merda il nudo è solo un pretesto, di cui ci si dimentica in fretta, per inscenare tutte le deiezioni del nostro tempo. […] Certo, le parole scritte da Ceresoli sono importanti, ma la vera forza dello spettacolo consiste nella performance di Silvia Gallerano che quelle parole le ha interiorizzate, assorbite in maniera così viscerale da renderle al pubblico con tutta la potenza fisica e vocale di cui è capace. […] E così Silvia Gallerano attraverso la sua maschera vocale ci induce a riflettere sulla nostra società, sulla gabbia dorata nella quale ci hanno messo ma che è sempre più stretta e soffoca chi la abita. Questo essere orribile inscenato dall’attrice, ci fa orrore perché è connivente con il sistema che denuncia, anche se a vedere bene si scopre alla fine che ne è la prima vittima. No, non siamo davanti a un teatro civile, sebbene possa sembrarlo, e nemmeno davanti a un teatro di denuncia. Siamo di fronte a una presa di coscienza, alla trasformazione dell’orrore in poesia, in bellezza. Siamo davanti a una metamorfosi, alla volontà di riconoscere per trasformare – come il mutamento che modifica il cibo in feci e ci permette di eliminare le scorie inutili per l’organismo. Solo dopo aver ingurgitato tutto il modello dell’attuale società, solo dopo esserne state le prime vittime, solo dopo aver capito quanto sia pericolosa l’acquiescenza si può trasformare tutto ciò e renderlo arte”.


Amelia Di Pietro
Teatrionline.com – 05 dicembre 2013

“Per una volta partiamo dalla fine: applausi, tanti applausi, e urla, altre urla. «Brava! Brava!». Apprezzamento vero. Vale la pena partire da qui, per una volta, perché La Merda è uno spettacolo non comune. Per il nudo integrale dell'unica interprete Silvia Gallerano , sì, certo, quello è l'aspetto apparentemente più evidente. Ma anche e soprattutto per un testo – firmato Cristian Ceresoli - che è un pugno nello stomaco, una sberla in faccia. Spesso irritante, disgustoso,fastidioso, politicamente scorretto, eppure così umano, così terribilmente tenero. […] Il titolo più rischioso e discusso del cartellone 2013/14 del San Domenico ribadisce a Crema tutto quel che di buono, da oltre un anno, si dice sul suo conto: vincitore del Fringe Festival di Edimburgo lo scorso anno, La merda conferma di essersi meritato quel premio soprattutto grazie alla strepitosa interpretazione di Gallerano, non per niente è tornata dalla Scozia con la palma di Best solo performer. […] [Gallerano] Vuole il dissenso della platea, e lo trova. Poi vuole anche il suo disgusto, condisce il vocabolario e trova anche quello. Al limite dell'inascoltabile, ferma il suo sproloquio e sparisce nel buio. Torna avvolta in una bandiera dell'Italia. Il pubblico, che l'ha odiata, è tutto per lei.”


Sebastiano Giordani
La Provincia di Cremona / ed Nazionale – 30 novembre 2013

“Amaro come una medicina, duro come un pugno allo stomaco, poetico, di una poesia "acida" e indignata. In una parola: bellissimo. Chi ha visto, l'altra sera, al teatro San Teodoro di Cantù, lo spettacolo "La merda", potrà concordare. O forse troverà altre parole, magari infastidite. Di certo, nessuno potrà restare indifferente di fronte alla prova di Silvia Gallerano, musa "desnuda" per il testo immaginifico di Christian Ceresoli, esempio di drammaturgia nuova (finalmente!) e graffiante. […] Un pamphlet contro la società dell'immagine? Sì, ma c'è altro. Ceresoli, in una struttura tripartita, dall'andamento spietato e solenne, apre per lo spettatore, attonito e poi intrigato, l'orrido campionario del "non pensiero", della barbarie che avvince un Paese intero. Non a caso, in questo primo atto del "Decalogo del disgusto", i rimandi al Risorgimento sono continui e dettano la distanza siderale tra gli ideali di chi costruì l'Italia e la decadenza di oggi. Quando la piccola donna dal ghigno disperato e dalle cosce grasse svanisce, con le sue ambizioni catodiche, Silvia Gallerano riaffiora e la sua nudità nobile si riveste del Tricolore. Potenza, grandiosa dei simboli. Applausi sinceri e sei chiamate in scena.”


La provincia di Como
30 novembre 2013

"La merda" è recitato con incredibile potenza dalla bravissima Silvia Gallerano che sta nuda, appollaiata sopra uno sgabello, senza alcun apparato scenico se non la sua mimica. Un'espressività che richiama la maschera della tragicommedia classica, ma anche la forza innovatrice di un Carmelo Bene. Un successo che si spiega con la riuscita alchimia di due ingredienti, l'incisività del testo e l'esercizio continuo dell'attrice. Provocatorio il monologo lo è fin dal titolo e "la merda"è quella che deve ingoiare la protagonista, una ragazza pronta a tutto pur di farcela nel mondo dello spettacolo. I dubbi, le paure, il dolore ma anche la caparbia determinazione e la tragicità della giovane travolgono lo spettatore tra flash back, aneddoti e comiche visioni”


Corriere di Como
28 novembre 2013

“Il teatro può essere inteso come un piacevole e anestetizzante intrattenimento o, all'opposto, come una scossa, un fulmine che colpisce nel profondo, provocando emozioni e anche facendo arrabbiare ma riuscendo sempre a non lasciarci indifferenti. Appartiene a questa seconda categoria "La Merda", […] un lavoro "scandaloso" e di grande impatto […]. Protagonista assoluta della prova è l'attrice Silvia Gallerano, interprete talentuosa che ha vinto il premio The Stage for Acting Excellence. Un vero onore, questo riconoscimento, visto che Gallerano è la prima attrice italiana ad aggiudicarselo per la prova fornita e la forza dimostrata in scena. Completamente nuda sul palco, come per "offrire" il proprio corpo in modo indiscreto e provocatorio, Gallerano si lancerà in un monologo intenso e duro, che ha come obiettivo la denuncia, come mezzo la rabbia e i linguaggi che la possono veicolare. […] "La Merda", che ha una vocazione all'attualità, al pamphlet teatrale legato all'urgenza dell'oggi, vuole infatti gridare contro la condizione di decadenza sociale, culturale, civile in cui tutti sembriamo essere piombati, in questi anni di crisi, non più e non soltanto economica. Il proporsi nuda sulla scena rappresenta, per l'attrice protagonista un atto di profonda ribellione all'ipocrisia stagnante che ci circonda e nello stesso tempo anche un atto di provocazione, come per offrire allo sguardo di tutto il pubblico la propria carne, sottraendosi però alle decisioni altrui e proponendosi nel modo che si ritiene congeniale. La tecnica utilizzata è quella che mescola la gestualità anche estrema ed esasperata al particolare uso della voce, che non ha nulla di lirico o virtuosistico ma che si trasforma essa stessa in carne, con uno sforzo fisico notevole per l'interprete. È come se l'attrice volesse strattonare lo spettatore, per risvegliarlo dal torpore e dall'indifferenza che sembrano dilaganti nel nostro mondo e che forse sentiamo come antidoto al dolore del vivere. Ma bisogna reagire, sembra dirci la maschera tragica sulla scena. Rifacendosi al messaggio ante litteram di Pier Paolo Pasolini, l'attrice, sulla scena, si ribella ad una "eutanasia" che distrugge le menti”


Sara Cerrato
La Provincia di Como – 27 novembre 2013

"Ha trionfato al Fringe Festival di Edimburgo, la più grande manifestazione teatrale al mondo. Acclamato dalla critica, fa il tutto esaurito ovunque vada. Tanto che il circuito teatrale italiano, dopo averlo inizialmente snobbato – relegandolo sui palchi dell’underground e costringendo gli autori a cercare fortuna all’estero – ora grida al miracolo. Nonostante un titolo impegnativo, “La merda”. Nonostante il nudo integrale, dal primo all’ultimo minuto, della sua unica interprete Silvia Gallerano. Nonostante un testo, firmato da Cristian Ceresoli, a tratti fastidioso e politicamente scorretto.”


La Provincia di Cremona – Ed nazionale
26 novembre 2013

Sul palco Silvia Gallerano, la prima attrice italiana a vincere il The Stage Award for Acting Excellence all’Edimburgh Fringe Festival. Nella sua intimità pubblica costruisce una maschera sfidando con un testo provocatorio, in cui è preponderante la chiave dell’invettiva, del grido, del corpo che sussulta la sua storia personale in un flusso di pensieri e parole raccontati come suoni. Appollaiata su uno sgabello, completamente nuda, la Gallerano, antieroina contro tutto e tutti sulle note dell’inno di Mameli, spiattella senza pietà lo schifo dettato dall’assenza dei valori per la frenesia dell’apparire”


L.Val
Il Messaggero ed. Abruzzo - 26 novembre 2013

“In scena la bravissima attrice Silvia Gallerano, unica protagonista di uno spettacolo che ha raccolto consensi su consensi, facendo incetta di premi al Festival Fringe di Edimburgo lo scorso anno. “La merda” è stato definito un urlo “pasoliniano” contro la società. Sulla scena una donna che attraverso un flusso di coscienza espone il proprio corpo al pubblico, quasi come fosse una vittima sacrificale.”


Il centro – 23 novembre 2013

“Il successo della Gallerano. Torna a Milano per la terza stagione ed è di nuovo tutto esaurito: alla sala Bausch dell’Elfo hanno aggiunto una replica domenica, ma comunque non basta. Intanto lo traducono all’estero, in primavera sarà a Londra e Silvia Gallerano, che recita nuda, fa incetta di premi tra gli spocchiosi britannici. Piaccia o non piaccia, La Merda di Cristian Ceresoli è un caso.”


Sara Chiappori
La Repubblica / Ed Milano – 15 novembre 2013

“C’è tempo sino a domenica per non perdere un’occasione, se non unica, piuttosto rara nel panorama teatrale contemporaneo italiano. […] Il titolo, diretto come un pugno nello stomaco: «La merda». Ma trattasi di ben altro, di tutt’altro. Una perla. Sessanta minuti di monologo straordinario dove, ed è sinonimo di qualità, si fatica a complimentarsi in primis per la scrittura o per l’interpretazione. Lo facciamo subito, e senza riserve, per entrambi. Su una scena nuda, Silvia Gallerano non ha bisogno di vestiti, maschere o costumi. La troviamo nuda, appollaiata su un tavolino, e nuda si racconta e ci racconta. Rabbia, ironia, disperazione. Nei tre tempi in cui Cristian Ceresoli ha articolato questo primo lavoro di un «decalogo del disgusto», viene fuori il ritratto di un’Italia usa e getta, corrotta e corruttibile. Un urlo scandaloso e provocatorio, di una donna, bassa e di «forme importanti» che nonostante tutto ce la vuole fare, che per fare l’attrice ingoia tutto («e ci vuole coraggio»). Un provino che è la prova, la cartina tornasole, di un’esistenza, con un padre che si è gettato sotto un treno («e ci vuole coraggio) e delle cosce che sin da bambina... Un urlo per non affondare nel fango di un genocidio culturale, di un consumismo culturale”


Luca Vido
ilgiorno.it ed Milano – 14 novembre 2013
QN – Il Giorno Ed. Nazionale – 15 novembre 2013

“Sarà che grazie alla crisi ci siamo dentro fino al collo, ma La Merda, monologo di Cristian Ceresoli trionfatore al Fringe Festival di Edimburgo, continua a fare il tutto esaurito. A imprimere un’impronta indelebile su questo testo, che mescola con qualche astuzia di troppo sogni e deliri privati d’una potenziale olgettina ai pubblici incubi pseudpatriottici di un’Italia con l’Alzheimer, è la strepitosa presenza scenica della protagonista Silvia Gallerano in un’ora di assolo virtuosistico e serrato. Quel corpo nudo che si offre inerme allo sguardo è il correlativo visivo d’un struggente denudamento interiore del personaggio, coi suoi piccoli sogni bovaristici”


QN – Il Giorno / Ed Milano
14 novembre 2013


“C’è tempo sino a domenica per non perdere un’occasione, se non unica, piuttosto rara nel panorama teatrale contemporaneo italiano. […]


Il titolo, diretto come un pugno nello stomaco: «La merda». Ma trattasi di ben altro, di tutt’altro. Una perla. Sessanta minuti di monologo straordinario dove, ed è sinonimo di qualità, si fatica a complimentarsi in primis per la scrittura o per l’interpretazione. Lo facciamo subito, e senza riserve, per entrambi. Su una scena nuda, Silvia Gallerano non ha bisogno di vestiti, maschere o costumi. La troviamo nuda, appollaiata su un tavolino, e nuda si racconta e ci racconta. Rabbia, ironia, disperazione. Nei tre tempi in cui Cristian Ceresoli ha articolato questo primo lavoro di un «decalogo del disgusto», viene fuori il ritratto di un’Italia usa e getta, corrotta e corruttibile. Un urlo scandaloso e provocatorio, di una donna, bassa e di «forme importanti» che nonostante tutto ce la vuole fare, che per fare l’attrice ingoia tutto («e ci vuole coraggio»). Un provino che è la prova, la cartina tornasole, di un’esistenza, con un padre che si è gettato sotto un treno («e ci vuole coraggio) e delle cosce che sin da bambina... Un urlo per non affondare nel fango di un genocidio culturale, di un consumismo culturale”


Luca Vido il giorno.it ed Milano – 14 novembre 2013 QN – Il Giorno Ed. Nazionale – 15 novembre 2013




“Sarà che grazie alla crisi ci siamo dentro fino al collo, ma La Merda, monologo di Cristian Ceresoli trionfatore al Fringe Festival di Edimburgo, continua a fare il tutto esaurito. A imprimere un’impronta indelebile su questo testo, che mescola con qualche astuzia di troppo sogni e deliri privati d’una potenziale olgettina ai pubblici incubi pseudpatriottici di un’Italia con l’Alzheimer, è la strepitosa presenza scenica della protagonista Silvia Gallerano in un’ora di assolo virtuosistico e serrato. Quel corpo nudo che si offre inerme allo sguardo è il correlativo visivo d’un struggente denudamento interiore del personaggio, coi suoi piccoli sogni bovaristici”

QN – Il Giorno / Ed Milano 14 novembre 2013




“Il successo della Gallerano. Torna a Milano per la terza stagione ed è di nuovo tutto esaurito: alla sala Bausch dell’Elfo hanno aggiunto una replica domenica, ma comunque non basta. Intanto lo traducono all’estero, in primavera sarà a Londra e Silvia Gallerano, che recita nuda, fa incetta di premi tra gli spocchiosi britannici. Piaccia o non piaccia, La Merda di Cristian Ceresoli è un caso.”


Sara Chiappori La Repubblica / Ed Milano – 15 novembre 2013




“In scena la bravissima attrice Silvia Gallerano, unica protagonista di uno spettacolo che ha raccolto consensi su consensi, facendo incetta di premi al Festival Fringe di Edimburgo lo scorso anno. “La merda” è stato definito un urlo “pasoliniano” contro la società. Sulla scena una donna che attraverso un flusso di coscienza espone il proprio corpo al pubblico, quasi come fosse una vittima sacrificale.”


Il centro – 23 novembre 2013




“Ha trionfato al Fringe Festival di Edimburgo, la più grande manifestazione teatrale al mondo. Acclamato dalla critica, fa il tutto esaurito ovunque vada. Tanto che il circuito teatrale italiano, dopo averlo inizialmente snobbato – relegandolo sui palchi dell’underground e costringendo gli autori a cercare fortuna all’estero – ora grida al miracolo. Nonostante un titolo impegnativo, “La merda”. Nonostante il nudo integrale, dal primo all’ultimo minuto, della sua unica interprete Silvia Gallerano. Nonostante un testo, firmato da Cristian Ceresoli, a tratti fastidioso e politicamente scorretto.”


La Provincia di Cremona – Ed nazionale 26 novembre 2013




“Sul palco Silvia Gallerano, la prima attrice italiana a vincere il The Stage Award for Acting Excellence all’Edimburgh Fringe Festival. Nella sua intimità pubblica costruisce una maschera sfidando con un testo provocatorio, in cui è preponderante la chiave dell’invettiva, del grido, del corpo che sussulta la sua storia personale in un flusso di pensieri e parole raccontati come suoni. Appollaiata su uno sgabello, completamente nuda, la Gallerano, antieroina contro tutto e tutti sulle note dell’inno di Mameli, spiattella senza pietà lo schifo dettato dall’assenza dei valori per la frenesia dell’apparire”


L.Val Il Messaggero ed. Abruzzo - 26 novembre 2013




“Il teatro può essere inteso come un piacevole e anestetizzante intrattenimento o, all'opposto, come una scossa, un fulmine che colpisce nel profondo, provocando emozioni e anche facendo arrabbiare ma riuscendo sempre a non lasciarci indifferenti. Appartiene a questa seconda categoria "La Merda", […] un lavoro "scandaloso" e di grande impatto […].


Protagonista assoluta della prova è l'attrice Silvia Gallerano, interprete talentuosa che ha vinto il premio The Stage for Acting Excellence. Un vero onore, questo riconoscimento, visto che Gallerano è la prima attrice italiana ad aggiudicarselo per la prova fornita e la forza dimostrata in scena. Completamente nuda sul palco, come per "offrire" il proprio corpo in modo indiscreto e provocatorio, Gallerano si lancerà in un monologo intenso e duro, che ha come obiettivo la denuncia, come mezzo la rabbia e i linguaggi che la possono veicolare. […]


"La Merda", che ha una vocazione all'attualità, al pamphlet teatrale legato all'urgenza dell'oggi, vuole infatti gridare contro la condizione di decadenza sociale, culturale, civile in cui tutti sembriamo essere piombati, in questi anni di crisi, non più e non soltanto economica. Il proporsi nuda sulla scena rappresenta, per l'attrice protagonista un atto di profonda ribellione all'ipocrisia stagnante che ci circonda e nello stesso tempo anche un atto di provocazione, come per offrire allo sguardo di tutto il pubblico la propria carne, sottraendosi però alle decisioni altrui e proponendosi nel modo che si ritiene congeniale. La tecnica utilizzata è quella che mescola la gestualità anche estrema ed esasperata al particolare uso della voce, che non ha nulla di lirico o virtuosistico ma che si trasforma essa stessa in carne, con uno sforzo fisico notevole per l'interprete. È come se l'attrice volesse strattonare lo spettatore, per risvegliarlo dal torpore e dall'indifferenza che sembrano dilaganti nel nostro mondo e che forse sentiamo come antidoto al dolore del


vivere. Ma bisogna reagire, sembra dirci la maschera tragica sulla scena. Rifacendosi al messaggio ante litteram di Pier Paolo Pasolini, l'attrice, sulla scena, si ribella ad una "eutanasia" che distrugge le menti”


Sara Cerrato La Provincia di Como – 27 novembre 2013




"La merda" è recitato con incredibile potenza dalla bravissima Silvia Gallerano che sta nuda, appollaiata sopra uno sgabello, senza alcun apparato scenico se non la sua mimica. Un'espressività che richiama la maschera della tragicommedia classica, ma anche la forza innovatrice di un Carmelo Bene. Un successo che si spiega con la riuscita alchimia di due ingredienti, l'incisività del testo e l'esercizio continuo dell'attrice. Provocatorio il monologo lo è fin dal titolo e "la merda"è quella che deve ingoiare la protagonista, una ragazza pronta a tutto pur di farcela nel mondo dello spettacolo. I dubbi, le paure, il dolore ma anche la caparbia determinazione e la tragicità della giovane travolgono lo spettatore tra flash back, aneddoti e comiche visioni”


Corriere di Como 28 novembre 2013




“Per una volta partiamo dalla fine: applausi, tanti applausi, e urla, altre urla. «Brava! Brava!». Apprezzamento vero. Vale la pena partire da qui, per una volta, perché La Merda è uno spettacolo non comune. Per il nudo integrale dell'unica interprete Silvia Gallerano , sì, certo, quello è l'aspetto apparentemente più evidente. Ma anche e soprattutto per un testo – firmato Cristian Ceresoli - che è un pugno nello stomaco, una sberla in faccia. Spesso irritante, disgustoso,fastidioso, politicamente scorretto, eppure così umano, così terribilmente tenero. […]


Il titolo più rischioso e discusso del cartellone 2013/14 del San Domenico ribadisce a Crema tutto quel che di buono, da oltre un anno, si dice sul suo conto: vincitore del Fringe Festival di Edimburgo lo scorso anno, La merda conferma di essersi meritato quel premio soprattutto grazie alla strepitosa interpretazione di Gallerano, non per niente è tornata dalla Scozia con la palma di Best solo performer. […]


[Gallerano] Vuole il dissenso della platea, e lo trova. Poi vuole anche il suo disgusto, condisce il vocabolario e trova anche quello. Al limite dell'inascoltabile, ferma il suo sproloquio e sparisce nel buio. Torna avvolta in una bandiera dell'Italia. Il pubblico, che l'ha odiata, è tutto per lei.”


Sebastiano Giordani La Provincia di Cremona / ed Nazionale – 30 novembre 2013



“Amaro come una medicina, duro come un pugno allo stomaco, poetico, di una poesia "acida" e indignata. In una parola: bellissimo. Chi ha visto, l'altra sera, al teatro San Teodoro di Cantù, lo spettacolo "La merda", potrà concordare. O forse troverà altre parole, magari infastidite. Di certo, nessuno potrà restare indifferente di fronte alla prova di Silvia Gallerano, musa "desnuda" per il testo immaginifico di Christian Ceresoli, esempio di drammaturgia nuova (finalmente!) e graffiante. […]


Un pamphlet contro la società dell'immagine? Sì, ma c'è altro. Ceresoli, in una struttura tripartita, dall'andamento spietato e solenne, apre per lo spettatore, attonito e poi intrigato, l'orrido campionario del "non pensiero", della barbarie che avvince un Paese intero. Non a caso, in questo primo atto del "Decalogo del disgusto", i rimandi al Risorgimento sono continui e dettano la distanza siderale tra gli ideali di chi costruì l'Italia e la decadenza di oggi. Quando la piccola donna dal ghigno disperato e dalle cosce grasse svanisce, con le sue ambizioni catodiche, Silvia Gallerano riaffiora e la sua nudità nobile si riveste del Tricolore. Potenza, grandiosa dei simboli. Applausi sinceri e sei chiamate in scena.”

La provincia di Como – 30 novembre 2013




“Quando si entra in teatro per occupare il posto lei è già lì, ed è impossibile non accorgersene. Il suo corpo nudo adagiato su un trespolo scompagina il rituale di appropriazione del posto e fa sentire lo spettatore un po’ a disagio. Non per la sua bellezza, non è certo un corpo da calendario quello che ci accoglie, come lei stessa sostiene, ma il corpo di una donna normale, con i suoi pregi e difetti, e forse questo disarma nell’epoca della finta perfezione mediatica. Ma nello spettacolo La Merda il nudo è solo un pretesto, di cui ci si dimentica in fretta, per inscenare tutte le deiezioni del nostro tempo. […]


Certo, le parole scritte da Ceresoli sono importanti, ma la vera forza dello spettacolo consiste nella performance di Silvia Gallerano che quelle parole le ha interiorizzate, assorbite in maniera così viscerale da renderle al pubblico con tutta la potenza fisica e vocale di cui è capace. […]


E così Silvia Gallerano attraverso la sua maschera vocale ci induce a riflettere sulla nostra società, sulla gabbia dorata nella quale ci hanno messo ma che è sempre più stretta e soffoca chi la abita. Questo essere orribile inscenato dall’attrice, ci fa orrore perché è connivente con il sistema che denuncia, anche se a vedere bene si scopre alla fine che ne è la prima vittima. No, non siamo davanti a un teatro civile, sebbene possa sembrarlo, e nemmeno davanti a un teatro di denuncia. Siamo di fronte a una presa di coscienza, alla trasformazione dell’orrore in poesia, in bellezza. Siamo davanti a una metamorfosi, alla volontà di riconoscere per trasformare – come il mutamento che modifica il cibo in feci e ci permette di eliminare le scorie inutili per l’organismo. Solo dopo aver ingurgitato tutto il modello dell’attuale società, solo dopo esserne state le prime vittime, solo dopo aver capito quanto sia pericolosa l’acquiescenza si può trasformare tutto ciò e renderlo arte”.

Amelia Di Pietro Teatrionline.com – 05 dicembre 2013




“La merda, […] è una sorta di «assolo che nasce dall'intuizione di un'attrice, Silvia Gallerano,


capace di sviluppare nell'ambito di nuove scritture una maschera (fisica e vocale) di sua invenzione». Ne La merda questa maschera (tragicomica) vive su di una partitura letteraria concepita su misura. Attraverso un'ulteriore deviazione di un percorso creativo in cui la parola suona e si fa carne, Cristian Ceresoli costruisce una scrittura originale ispirata allo stream of consciousness (da Joyce a Cé line a Hr abal ) in cui si scatena la confidenza pubblica di una «giovane» donna «brutta» che tenta con ostinazione, resistenza e coraggio, di aprirsi «un varco nella società delle cosce e delle libertà». Nel corpo dell'interprete, attraverso la sua maschera e la vocalità delle parole, emerge una partitura fisica minimale in cui l'attrice si offre come in un banchetto, pronta a venire sbranata da tutti, nelle sue escursioni vocali, nelle sue cadute, nella sua progressiva umiliazione. Una scrittura che nasce così dalla carne e alla carne ritorna, pur dentro a una confezione estetica.”

La Gazzetta del Mezzogiorno 07 dicembre 2013




“Un corpo nudo non è solo un corpo: è la messa in scena dell’esistenza spoglia, nuda, ma niente è più nudo della complessità messa in mostra, lontana e inafferrabile. […]


Questa volta il nudo, esperimento non nuovo nel teatro italiano, si riversa sugli spettatori trovando il limite non più nel corpo di Silvia Gallerano, corpo nudo scomparente, ma in ogni singola persona. Il passaggio delle parole è gesticolare, ogni singola frase passa attraverso il corpo e si riversa nel corpo di chi ascolta seduto su sedie che potrebbero anche essere degli sgabelli da circo. Il testo scritto dai Cristian Ceresoli ad una prima lettura semplice e diretto, cela nelle sue pagine una ricercatezza ritmica (e non solo, anche strutturale) che muove il corpo stesso di Silvia Gallerano, le parole e il talento attoriale si intrecciano perché sembra che le parole necessitino di movimento e il movimento necessiti del verbo. […]


Tutto è necessario, tutto è organico e sembra essere nel posto giusto, è il soggetto, mostruoso nella sua fame d’affermazione di sé sopra ogni cosa, che sembra non possa avere altro spazio se non lo sgabello da circo. Le persone si ritrovano ad esser parte, se non quasi protagonisti, della macchina teatrale fatta di parole e azioni, quindi assolutamente vitale, che mettono in scena Cristian Ceresoli attraverso la scrittura e Silvia Gallerano attraverso il corpo attoriale”

Luca Romano Repubblica.it / Blogautore Libri Bari – 8 dicembre 2013




“E’ come entrare in un circo. La belva pronta, sul trampolo. Guarda, annuisce, ruggisce. Di fronte a lei, senza alcun riparo, tutti i domatori. […]


La merda, di Cristian Ceresoli, […] fra le decine e decine di premi, vinti in tutto il mondo, non è uno spettacolo. E’ un’esperienza. Assoluta. […]


Silvia Gallerano prende forma di scrittura. Il suo corpo si offre a tutte le modulazioni delle parole. La difficoltà del pubblico, di fronte, è solo quella di non comprendere, all’inizio, nel mentre, e quando sei di ritorno a casa, se sei stato controllore o controllato. Domatore o domato. Ceresoli e Gallerano son riusciti a obnubilare tutte le femme fatale a cui ci hanno seviziato un certo cinema, tanto teatro, ancora tanta finta letteratura a venire. […]


La merda è fra le esperienze più importanti che in questo Paese oggi si possa fare. Di contro alla protervia delle centinaia di tavole rotonde, settimane a tema, convegni, film, libri, discorsi pubblici, politici, religiosi, sociali e chi ne ha più ne defechi, sul femminicidio, la condizione delle donne, ma anche degli uomini, dei diversi, dei “normali”, quella di e con Ceresoli, e Gallerano, è uno dei pochi modi e momenti in cui c’è quell’esatta, e non apparente, sensazione di nutrimento, crescita e liberazione da un flusso che tutti, in parte e in forme diverse, si è somatizzato. Ci ha imbruttiti, ingobbiti e intristiti. Per questo, l’esserci, dinanzi a tanta bellezza, perché questa è la cosa più grandiosa di La merda, far diventare anche questa bellezza, è una forma di catarsi. Quella a cui abbiamo dato tutti suono e movimento, nei quindici minuti di applausi finali. Imperdibile.”

Repubblica.it Blogautore inc@ttedra – Bari / 8 dicembre 2013




“Quattro fari puntati al centro, stretti, glaciali, in perfetto stile spot pubblicitario. L’interprete, nuda, appare di schianto sopra a uno sgabello da circo. Ora, tenendo il microfono tra le mani, mugugna l’inno nazionale. Poi, dà sfogo al proprio flusso interiore nelle sue (inumane) escursioni vocali. Si vede la voce di una femmina che insegue il suo successo con seriosa ferocia da belva, e lucida determinazione assassina. Si deve ridere. È una tragedia in tre tempi: le cosce, il cazzo, la fama e un controtempo: l’Italia.”

Elena Dalmasso Teatro.otg – 08 dicembre 2013

The Guardian

"The Sh*t at Summerhall - a piece so litterally and metaphorically naked, raw and angry that you leave the theatre feeling as if you've had all your skin scraped off."
Lyn Gardner


★★★★ The Scotsman

"Devastating stream of counsciousness. If you are too fragile for the experience of being shouted at for an hour by a beautiful stark-naked Italian woman - is probably not for you. There’s something about the unreserved, operatic intensity of Silvia Gallerano's performance, its terrible sadness and seething rage, thatspeaks volumes about the condition of young women today, in Italy and across the west; and about the vital ways in which the feminist revolution of the 1970’s failed, and remains incomplete."
Joyce McMillan


The Times

"Honourable Mentions go to Silvia Gallerano's intensely raw and literally naked delivery of Cristian Ceresoli's monologue The Sh*t."
Donald Hutera


★★★★ The List

"The Sh*t is a near-perfect recreation of humanity, and indeed, society at its most powerful, most desperate, most vulnerable and most cutting."
Amy Taylor


MUST SEE! The Stage

"You'll leave feeling Italy's anger in your bones. Gallerano's visceral performance will stay with you for years."
Laureen Paxman


★★★★★ British Theatre Guide

"Truly shocking and brilliant."
Graeme Strachan


★★★★ The Herald

"Utterly compelling verbal symphony. Somewhat perversely, the compelling honesty of what follows is simply irresistible."
Margarita Semsi


Radio3

"Rabbia pasoliniana, recitazione sublime."


Vogue

"La rabbia è nuda"


Il Sole 24 Ore

"Il nudo de La Merda conquista il Festival di Edimburgo, critiche entusiastiche e pioggia di premi per il monologo rivoluzionario."
Francesca Motta


L’Unità

"Un grido di dolore. Uno stimolo a liberare il nostro paese."
Francesca De Sanctis


La Repubblica

"Una meravigliosa Silvia Gallerano nuda contro tutti, l’urlo di Cristian Ceresoli."


Corriere della Sera

"Scandaloso monologo nel paese che affoga."


Il Fatto Quotidiano

"Acclamata opera di Cristian Ceresoli che ha già fatto incetta di premi, a cominciare dal primo posto al prestigioso Fringe Festival di Edimburgo."
Domenico Naso


★★★★★ BroadwayBaby

"The truly exceptional leaves little space for words"


★★★★★ ThreeWeeks

"You have to have courage. Silvia Gallerano certainly has. And so does Christian Ceresoli."


★★★★★ Exeunt Magazine

"In the absence of adequate words that it leaves in its wake, it is tempting to characterise Cristian Ceresoli’s searing collection of monologues as one long, piercing scream."
Amy Taylor


★★★★★ Examiner

"This is skin in the tradition of Artaud and it is powerful, politically and poetic."
Chris O'Rourke


★★★★ A Younger Theatre

"A gripping, powerful and provocative. Go see."
Jake Orr


Total Theatre Magazine

"A truly electrifying performance that will leave you reeling and gasping for breath."
Dorothy Max Prior


Hanna Silva Wordpress

"Silvia Gallerano is an astonishing actor, but don’t let that mask the fact that this is an astonishing piece of writing too."
Hanna Silva


★★★★ Fringe Review

"This is an epic piece of drama. Anyone who wants to see something real, written and performed without fear, should see this work."
Hanna Sullivan


Dan Hutton Wordpress

"The political anger allows this beauty to exist, and vice versa."
Dan Hutton


★★★★ The Skinny

"Audacity, content and raw emotion."
David Frasier

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